Napoli

L'apertura di “filoni lessicali” è prassi ormai nel giornalismo: dopo “Tangentopoli” ogni scandalo a vario livello viene identificato con l'argomento de quo seguito da “opoli”, ad esempio.
Nel calcio invece si tende oggi ad identificare la filosofia di un allenatore come fosse quasi un credo politico: il “Cholismo” dal Cholo Simeone che è l'utilitarismo massimo applicato al calcio, inteso come non prenderle e fare un gol in più dell'avversario. A Napoli invece fu vissuta poi la stagione del “Sarrismo” con Maurizio Sarri alla guida che proponeva un calcio fatto di fitte trame di passaggi che imbambolavano gli avversari portando caterve di gol. Oggi si fa strada il “Dinizismo” da Fernando Diniz tecnico del Fluminense che proponendo un calcio molto europeo ha regalato l'Intercontinentale alla “Flu” e fa sognare i tifosi del Brasile, di cui Diniz è tecnico ad interim, al punto da mettere in dubbio l'arrivo di Ancelotti alla guida dei verdeoro.
 

Il "Nientismo"

Elementi caratterizzanti, filosofie di base, stili calcistici invece non sembrano esserci nel Napoli di Garcia, magari per rivoluzionare le tendenze di cui sopra, ma con la classe giornalistica sempre ancorata a vecchi vizi e costretta in base a ciò all'identificazione: e dunque rispettando le caratteristiche rivoluzionarie e senza andare a coniare un banalissimo “Garcismo” ecco allora spuntare il “Nientismo”.

Perché “Nientismo”? Innanzitutto perché nei concetti di gioco il Napoli di Garcia sembra non proporre niente. Nessun elemento caratterizzante peraltro dopo un Napoli fortemente “caratterizzato” da Spalletti con difesa altissima, pressing asfissiante per la riconquista della palla, verticalizzazioni veloci e squadra molto corta. Il Napoli di Garcia è lunghissimo, lento, impaurito e non pare proporre nulla di nuovo. L'unica “nuova proposta”, durata qualche partita, era stata la sostituzione di Lobotka in cabina di regia con Anguissa con la conseguenza che lo Slovacco era chiamato più all'interdizione: gli effetti si sono visti.

In Campo e in Sala Stampa

Nè a livello di enunciati si è compreso granché delle volontà del tecnico francese, che forse a livello di performance oratorie è stato addirittura un filino meno gradevole di quanto proposto in panchina: si è compreso che gli piacciono i triangoli stretti e veloci in avanti, riusciti con la Salernitana e non oltre, e che non gli piacciono le domande dei giornalisti, quest'ultimo aspetto, va dato atto, declinato con perfezione pari a quella che il Napoli di Spalletti mostrava tra agosto e novembre 2022.

Intendiamoci: il Napoli è una squadra forte e può permettersi il “nientismo” tattico. E' in piena corsa Champions in campionato e ha la qualificazione agli ottavi della massima manifestazione europea a portata di mano, e in casa Napoli una stagione tra le prime quattro e col girone superato è da incorniciare. Però... Però dalla squadra che ha vinto lo Scudetto devastando il campionato e giocando in maniera sublime ci si sarebbe aspettati altro che star lì a crossare e ricrossare senza trovare sbocchi contro squadre mediocri, beccare contropiedi assai discutibili e tenere le partite in bilico senza mostrarsi mai dominanti. Ce lo si sarebbe aspettati dopo le motivazioni che portarono Adl ad annunciare Garcia e spiegarne le motivazioni “Portare avanti il nostro 4-3-3 spettacolare”. Il 4-3-3 è in discussione, quanto poi allo spettacolo...

Tocca rassegnarsi?

Certo, tornando agli “Ismi”, pure al Sarrismo fu necessario un periodo di rodaggio, ma siamo a Novembre, e la sensazione è che tocca rassegnarsi: il “nientismo” è questo, fatto di lunghezze, noia e pasticci. Non è il “Cholismo”, perché si beccano gol all'acqua di rose che papà Diego riserverebbe un trattamento tutt'altro che gentile ai compagni di Giovannino, fosse lui in panca e non è il Sarrismo: è un ibrido assai poco identificabile. “Nientismo” appunto.

Tocca mestamente tenere negli occhi gli Ajax – Napoli o i Napoli – Rangers dello scorso anno e abituarsi agli spizzichi e bocconi di Braga – Napoli, Napoli – Union o Salernitana – Napoli di quest'anno? Così pare, visto che le alternative latitano e neppure la presenza di Adl pare aver spostato la lancetta dal “Nientismo” al “qualcosismo” almeno. Il livello d'allarme potrebbe alzarsi se il “nientismo” andasse ad intaccare la propensione del club ad autofinanziarsi, dove i risultati del campo sono una voce importantissima: “l'incidente” con l'Union Berlino ha tolto dalle casse azzurre quasi 2 milioni di euro (la vittoria in Champions vale 2,8 milioni, il pareggio 900mila euro a testa) e il Napoli corre per giocare nel “Mundialito per club”, una grossa opportunità anche di guadagno naturalmente. Altri incidenti del genere, o addirittura più gravi, e il “nientismo” passerebbe agli archivi...o anche no.