«Quelli hanno chiamato un'altra volta... questi vi fanno male... facci una bella busta e dagliela e togliamo un altro bordello di mezzo». A parlare agli operai di una ditta assegnataria di un appalto da 120mila euro relativo alla realizzazione e il rifacimento dei marciapiedi a Caivano (Napoli) sono Carmine Peluso e Giovanbattista Alibrico, rispettivamente ex assessore comunale di Caivano ed ex consigliere comunale accusati di fare parte del clan camorristico locale guidato da boss Antonio Angelino.
L'episodio in questione figura tra quelli che dimostrerebbero, secondo gli inquirenti, come una parte della politica, a Caivano, avesse legami con la criminalità organizzata. La visita di Peluso e Alibrico venne preceduta da due delegati del boss che imposero lo stop dei lavori agli operai.
"Dovete risolvere voi il problema - dicono ancora Peluso e Alibrico ai lavoratori presenti - ma lo dovete risolvere oggi... vedete come dovete fare e portate i soldi... toglieteci a noi di mezzo, perché noi dobbiamo stare in grazia di Dio".
Nel caso specifico la richiesta estorsiva nei confronti del titolare della ditta, formulata tra il 14 e il 15 settembre 2022, fu di 10mila euro. Sul pagamento però non ci sono risultanze investigative.
Questa notte, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 18 soggetti coinvolti in vario modo in associazioni di stampo mafioso, estorsioni aggravate con metodi mafiosi e reati contro la Pubblica Amministrazione.
Le indagini, condotte tra novembre 2022 e luglio 2023, hanno evidenziato legami tra la camorra, l'amministrazione comunale e gli uffici coinvolti nella gestione degli appalti per lavori pubblici.
Nelle indagini riguardanti Caivano è emersa l'infiltrazione della camorra negli uffici comunali, con l'indagine che ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati di altre 18 persone. Sei imprenditori sono stati posti agli arresti domiciliari in relazione a presunte attività corruttive nei confronti di politici e dipendenti del Comune di Caivano, mirate a garantire loro l'assegnazione di appalti pubblici. Questa inchiesta coinvolge anche il noto boss Antonio Angelino.
Secondo l'accusa, il clan criminale otteneva informazioni riservate dagli uffici comunali al fine di imporre il pagamento del "pizzo" agli imprenditori vincitori delle gare d'appalto. Inoltre, alcuni funzionari avrebbero svolto un ruolo di intermediari tra gli imprenditori e i camorristi per riscuotere le tangenti. Gli investigatori affermano che, a loro volta, gli stessi imprenditori coinvolti avrebbero ottenuto appalti corrompendo politici e funzionari comunali collusi.