Due si sono avvalsi della facoltà di restare in silenzio, gli altri due no. Si sono chiusi così i primi quattro interrogatori, svoltisi dinanzi al gip Pietro Vinetti per rogatoria del suo collega di Napoli, delle persone finite in carcere nell'inchiesta antiestorsione e antidroga della Dda e dei carabinieri di Montesarchio in Valle Caudina
A bocca chiusa sono rimasti Luigi Bisesto (avvocati Ettore Marcarelli e Vittorio Fucci), 61 anni, di Sant'Agata dei Goti, Raffaele Cesare (avvocato Marcarelli), 49 anni, di Dugenta, che hanno rilasciato solo alcune dichiarazioni con le quali hanno rivendicato l'estraneità ai fatti contestati.
Hanno invece risposto Rinaldo Clemente, 41 anni, e Umberto Vitagliano, 59 anni,di San Martino Valle Caudina, difesi dall'avvocato Valeria Verrusio. Entrambi hanno sostenuto di non aver avuto mai contatti con gli indagati moianesi e santagatesi: Vitagliano ha spiegato di conoscere solo Fiore Clemente ed il figlio Rinaldo, che, a sua volta, ha precisato di aver avuto rapporti di lavoro con Pietrantonio Morzillo, 46 anni, di Moiano, che gestisce un forno, per una fornitura di olio, perchè all'epoca lavorava come rappresentante di prodotti alimentari.
Morzillo (avvocato Carla Maruzzelli) ed il figlio Francesco Pio (avvocati Maruzzelli e Teresa Meccariello), 22 anni, e Luca Truocchio (avvocato Marco Bernardo), 23 anni, di Moiano, sono comparsi invece dalle 13 in poi dinanzi al Gip di Napoli, collegati in videconferenza dalle carceri che li ospitano. Anche per loro dichiarazioni spontanee: per il 46enne sono state depositate anche quelle rese in occasione dell'arresto nel 2020, mentre il figlio ha affermato che le somme che doveva recuperare all'epoca, quando lui era 16enne, erano solo crediti di lavoro del padre.