"I ricordi sono innumerevoli. Ci vorrebbero giorni per spiegare tutti gli scherzi e tutte le risposte anche colorite che Ciro faceva a tutti noi. Un grande dirigente sportivo, una persona che ha amato la Scandone, direi almeno come la sua famiglia se non di più. Viene a mancare un'istituzione dello sport avellinese, della pallacanestro avellinese e italiana: una perdita enorme". Così lo storico dirigente della Scandone, Menotti Sanfilippo, ricorda Ciro Melillo, scomparso all'età di 87 anni. Sono tanti gli aneddoti da poter raccontare e l'emozione prende il sopravvento lungo l'intervista.
Il ricordo di Jesi e della promozione in Serie A1
"Stavamo festeggiando, ma lui si preoccupava della multa che sarebbe arrivata per l'invasione di campo fatta dai tifosi. Io risposi 'Ciro, ma chi se ne frega della multa'. Lui chiaramente mi apostrofò in modo colorito come suo solito perché lui ha sempre pensato alla Scandone sia dal punto di vista sportivo sia dal punto di vista economico. La Scandone di quell'epoca non navigava nell'oro e ogni volta ci ritrovavamo a fare le nozze coi fichi secchi. Un miracolo che si è concretizzato grazie a personaggi come Ciro Melillo, che ha dedicato la vita, tutto".
"Rivoluzionario anche nel settore giovanile"
"Ciro ha dato tutto anche in Federazione con la sua esperienza, le sue conoscenze normative, per le sue idee in chiave settore giovanile. Ad Avellino ha fatto una rivoluzione nel settore giovanile con ottimi risultati. Successivamente non sono mai stati conseguiti gli stessi risultati negli anni successivi in altre gestioni. È stato arbitro nazionale. Ha detto la sua vita allo sport e alla Scandone che ribadisco è stata la quarta figlia".
"Molto provato dal fallimento del club"
Il fallimento della Scandone è stata una sofferenza per tutti, forse per lui in particolar modo. L'ho visto contento di questa piccola rinascita della Scandone, anche se non è la Scandone di allora. L'ho incontrato domenica scorsa dopo la vittoria contro Bari ed era contento. Un personaggio fantastico nel bene e nel male. Ci sono stati momenti di odio e amore, ma di grande stima e soprattutto sono stati più i momenti di amore che di odio.
"Un materasso, sapeva far conciliare tante posizioni"
Era un presidente che riusciva ad aggregare tanti personaggi e tanti caratteri diversi. Era il materasso, attutiva le situazioni. Avere a che fare con un carattere come il mio non era semplicissimo. Gli dicevo che non capiva nulla di pallacanestro, lui accettava di buon grado per ottenere il risultato finale che abbiamo raggiunto. Gli ho fatto tanti di quegli scherzi che non avete idea...".
"Quando non capì che parlava con il vero Petrucci"
"Ma ogni tanto lo telefonavo quando c'era qualche momento in cui aspettavamo qualche telefonata importante. Andiamo nel mio ufficio di fronte alla vecchia sede della Scandone e imitavo la persona che doveva chiamarlo. Era molto preso nella situazione e, quindi, non capiva lo scherzo. Alla fine se ne accorgeva e mi mandava a quel paese. E una volta, invece, chiamò proprio Gianni Petrucci (presidente FIP, ndr) per dargli la notizia che sarebbe venuta ad Avellino la Nazionale per la gara contro la Svezia (1997, ndr). Lui non ci credeva e mandò a quel paese Petrucci pensando fosse uno scherzo. Poi, capendo che era tutto vero, richiamò in Federazione, parlò con la segretaria. A quel punto Melillo, mortificato, spiegò che c'era un dirigente, Sanfilippo, che faceva sempre scherzi telefonici. E adesso non glieli potrà fare più".