La pausa per le nazionali, per come strutturata con tre soste da settembre a novembre, è una iattura: anacronistica e soprattutto molto, molto dannosa per i club.
A prescindere dai risultati, a prescindere dai nomi, è una costanza per tutti i club trovarsi con calciatori infortunati più o meno gravemente per un ritmo non più sostenibile. Ed è una costante anche per i tifosi già costretti a guardare un calcio sempre più spezzettato per esigenze televisive trovarsi coi week end di noia mortale per uno spettacolo tutt'altro che esaltante.
Si prenda il caso Osimhen: si è infortunato con la Nigeria per un'amichevole, non certo per gare clou per la sua nazionale e lascerà il Napoli privo del suo calciatore simbolo, il capocannoniere uscente, il più “prezioso” della Serie A secondo Transfermarkt forse per due settimane (saltando nel migliore dei casi il match clou contro il Milan e quello di Berlino di Champions), forse per un mese, forse addirittura per due...quando già salterà sicuramente tutto il mese di Gennaio, per via della Coppa d'Africa, altro vulnus incredibile che andrebbe rimosso.
Osimhen che già in altre occasioni era tornato dolorante dalla nazionale, e in un caso si era beccato pure il Covid.
Chiaramente il caso del nigeriano è una costante per tutti: il Milan si è trovato a fare a meno di Giroud dopo un acciacco con la Francia, lo scorso anno toccò a Maignan, l'Inter si trovò senza Chalanoglu nella scorsa stagione, Gasperini perse Demiral, nella Lazio lo scorso anno si fermò Immobile e risalendo indietro nel tempo si trovano migliaia di episodi, dai fastidi muscolari a infortuni più gravi (a Napoli si ricorderà Milik, che dopo poche partite in azzurro si ruppe il crociato con la Polonia).
Chiaro vista la costanza che non si può parlare di sfortuna: con i ritmi calcistici di oggi passare dalla preparazione al campionato e poi alla nazionale, magari cambiando clima, terreno, metodi di allenamento e con viaggi transoceanici da sostenere l'infortunio è una cosa sempre dietro l'angolo. Specie poi in un periodo in cui le partite vanno ad aumentare: aumentano nei campionati, sono aumentate per chi, ad esempio gioca Mondiale per club o Supercoppe, tutto lascia pensare aumenteranno ancora.
Altrettanto chiaro che non si può chiedere a un calciatore di rinunciare alla nazionale: inutile e retorico elencarne i motivi. Tuttavia chi paga gli stipendi, nel caso dei nazionali multimilionari dei calciatori sono i club, e per i club un punto in meno o in più in campionato, una vittoria in più o in meno in Champions valgono milioni di euro... chiaro che ovviare all'assenza forzata di big apre a perdite di denaro importanti. Per i club gli indennizzi ci sono (non trascendentali ma ci sono)...chiaro non si possano indennizzare i tifosi per una mancata qualificazione in Champions, uno scudetto perso, una retrocessione e così via.
La questione va affrontata a livello istituzionale: ci stava lavorando Arsene Wenger con la Fifa a una modifica dei calendari e delle soste per la nazionali, ma non se ne parla da tempo. Di certo serve una modifica che tuteli club e tifosi e ovviamente anche le nazionali.