Napoli

La settimana appena trascorsa dopo la funesta partita casalinga contro la Fiorentina, che ci ha consegnato un Napoli brutto come non lo vedevamo da anni e un allenatore - quel Rudi Garcia tanto voluto e osannato proprio da Aurelio De Laurentiis - disorientato e dannoso come non accadeva dai tempi del peggior Gattuso, è stata dominata dalle parole a ruota libera dei denigratori degli azzurri di professione e di qualche new entry inaspettata. E come avrebbe potuto essere altrimenti, visti i silenzi assordanti di campionato e Champions League e le quisquilie assurte a scandali su quattro (o cinquanta, non cambia granchè) ragazzini viziati e vuoti che scommettevano a casaccio, cosa che fanno peraltro molti dei nostri figli.

Mi si dirà che questi ultimi non sono professionisti del pallone - più per fortuna che purtroppo, aggiungo - senza tuttavia che sia detto a chiare lettere che la ludopatia è giá una piaga sociale, molto più diffusa  e capillare di quanto si creda. Ma torniamo alla preda partenopea che non attendeva altro che essere azzannata da tutta Italia, Napoli compresa.

La parola più gentile che ho sentito pronunciare nei confronti del tecnico francese è stata "bollito", intendendosi di "persona che ha ormai esaurito tutte le sue risorse personali, di ordine fisico, mentale o intellettuale".

Confesso di condividerla senza riserve, apparendomi l'ex Roma come uno "smarrito cercatore di una identità" (personale), più vicino al declino inesorabile della senilità che alla rinascita vigorosa e ancora fertile della maturità. Da uomo di scienza (neurologica) ritrovo nei suoi attuali tratti somatici e comportamentali lo stigma opprimente della povertà intellettuale e del dubbio ineludibile. Confesso che tutto ciò in certi (pochi) momenti mi intenerisce, ma per lo più mi irrita.

Garcia è stato capace in pochi mesi non solo di distruggere quanto di meraviglioso era stato creato dal suo predecessore Luciano Spalletti - il mancato (e anche di molto) papà dell'anno - ma anche di rendersi inviso e insopportabile agli occhi di tutti i tifosi, per spocchia o per inettitudine che sia. Spostare poi come a mosca cieca le pedine sul campo, ricevendone, dopo appena poche giornate dall'inizio della stagione calcistica corrente, nella migliore, sguardi esterefatti o, più spesso, improperi e maledizioni in lingua originale, è un record che pochi possono attribuirsi. E questo gli va riconosciuto. In ogni caso, col bollito almeno il brodo dovrebbe uscirci. Peccato però che da queste parti il piatto non piaccia più di tanto.