Avellino

Ogni tanto, i giornali riportano giudizi sulla qualità dell’istruzione dei Paesi più importanti. Purtroppo, nella graduatoria, quella italiana occupa una delle ultime posizioni. Se confrontiamo la qualità dell’istruzione delle regioni italiane, quella delle regioni meridionali esce sconfitta. Gli elementi che vengono valutati sono la capacità di apprendimento dei giovani, l’utilità delle qualifiche al fine dell’inserimento nel mondo del lavoro, il numero dei giovani che abbandonano la frequenza scolastica, il rapporto tra le qualifiche richieste dal mondo del lavoro e quelle rilasciate dalle scuole, l’esistenza di Facoltà universitarie in sintonia con l’evoluzione della ricerca scientifica e della tecnologia, la capacità di svolgere orientamento scolastico, ecc.

In una situazione italiana deludente, quella irpina sta diventando drammatica. Per un’azione positiva, a mio avviso, bisognerebbe abbandonare una concezione sbagliata della cultura e diventare europei, oltre a cancellare tutte le false riforme introdotte dai tempi dei Decreti delegati. Inoltre, non ascoltare i sindacati della scuola e la Corporazione dei Dirigenti scolastici e affidarsi a politici con conoscenza della sociologia, del rapporto tra cultura e ed economia, dell’evoluzione socio-economica della società e le consequenziali variazioni delle conoscenze richieste ai giovani per il loro inserimento nel mondo del lavoro.

La scuola era uno strumento di elevazione sociale, utile per l’inserimento nel mondo del lavoro di allora. Fino agli anni ’60 del secolo scorso in moltissimi comuni, esisteva solo la scuola elementare, cosa che non consentiva a una grande percentuale di giovani di frequentare le Scuole Medie. La società aveva un’economia basata sull’ agricoltura, sull’artigianato e sul commercio paesano. Settori, nei quali gli operatori adulti insegnavano ai giovani apprendisti i mestieri e le regole di vita. La crescita economica del settore industriale fece nascere l’esigenza di adeguare l’offerta scolastica alle nuove esigenze. E, grazie a politici illuminati, in molte realtà, nacquero Istituti Tecno-Industriali, come il caso di Benevento. Ad Avellino, grazie a De Sanctis, molti decenni prima, era nato l’Istituto Agrario.

Da alcuni anni, con l’esplosione dell’economia virtuale è stata allargata l’offerta formativa con le discipline finanza e turismo. Negli ultimi anni, in contraddizione con le possibilità occupazionali e con le tendenze economiche, sono state istituite fabbriche di disoccupati, come i licei musicali e i licei sportivi. Purtroppo, all’inizio degli anni ’70, i sindacati invasero il settore dell’Istruzione e lo utilizzarono per fare clientelismo e per ottenere distacchi sindacali.

Nelle scuole, solo riunioni pro rappresentanti sindacali, mai per discutere l’adeguamento dell’istruzione ai cambiamenti della società. I Decreti delegati, con l’istituzione dei consigli scolastici, provocarono il COVID dell’ignoranza. Il cambiamento della qualifica di Preside con quella di Dirigente scolastico, ratificò la sostituzione dell’uomo di cultura (Preside) con un organizzatore amministrativo. Anche l’arruolamento dei Professori non tenne conto dell’esigenze di nuove conoscenze.

Da Assessore all’Istruzione chiesi alla Dirigente dell’Istituto Commerciale: “Chi insegna le materie finanziario e turismo, riportate sulla facciata dell’Istituto?” Ebbi questa risposta: "Quello, che insegnava Geografia economica”.  A una professoressa, che insegnava turismo, chiesi “Quali argomenti affrontate? Risposta: Come si apre un’Agenzia di Viaggio”.

Risposte eloquenti. La cessione, poi, dell’istruzione professionale alla camorra, i diplomifici e la vendita delle Laure fanno aumentare la caduta verso il basso dell’istruzione.