Benevento

Di nuovo fuori Tamburo. Insieme a Mooncler stavolta con “Benevento Up”. Un pezzo di quelli che si mette in testa e che probabilmente ha proprio quell'intenzione: farsi cantare, mettersi in testa. Unire.

Come unisce una birra stappata nei rioni popolari di Benevento, “location sine qua non” del rapper beneventano (con delle eccezioni, ovviamente, vedi il Tamburo (quasi) solo et pensoso di “Maybe”), come uniscono i gradoni di uno stadio e il tifo per la squadra della città , un cinque litri di vino o una salsiccia di Castelpoto.
Benevento Up dunque come inno alla beneventanità semplice, che poi è probabilmente la più complicata se si va oltre le apparenze, sicuramente la più vera attraverso la ritualità dell'unione: non a caso Tamburo si mette accanto Mooncler, artisticamente un “fratellino minore” e legato ad Alessio Luongo anche da una forte amicizia.

Un'altra tappa del ritorno di Alessio che era iniziato con Maybe, proseguito con Sotto Casa e ora con Benevento Up, figlia di un percorso tutt'altro che facile che Alessio aveva raccontato ad Ottopagine mettendo a nudo le difficoltà, le paure e anche la maturazione intesa come perdita di “spavalderia” giovanile, metabolizzazione di mancanze e lutti ed una crescita artistica evidente.


Benevento Up è forse un approdo, temporaneo, di quel percorso, per Tamburo: l'accettazione di ciò che si è, e forse soprattutto ciò che non si è (“Sembra Gomorra, ma è solo impressione...è nu bravo zione”).
Nel complesso di un ritornello che si fa cantare anche le parti rappate sia da Tamburo che da Mooncler sono mature, studiate, tutt'altro che “punchline” figlie solo di vigoria giovanile.
La sensazione, come detto prima, è quella dell'approdo sì, ma solo momentaneo, nel porto sicuro del “Rione”, della festa con la propria gente, di una ritualità rassicurante: ignoto però il prosieguo del percorso...con la certezza che ora la curiosità di vederne l'evoluzione è grande.