Dopo l'amaro epilogo di Reggio Calabria, Filippo Inzaghi non vedeva l'ora di rimettersi in gioco. Una voglia feroce che ha convinto subito Danilo Iervolino ad affidargli la panchina della Salernitana. «La chiamata della Salernitana è stata travolgente, non sapevo se questo calcio meritasse la mia onestà e professionalità. Ringrazio il presidente per la fiducia, guardavo il telefono ogni momento e aspettavo proprio questa chiamata», ha spiegato in conferenza stampa il neo allenatore della Salernitana.
«Possiamo finalmente tornare a lavorare come ci piace. Voglio fare un in bocca al lupo a Sousa, so cosa passa nella testa di un tecnico, ha fatto molto bene e cercherò di salvare la squadra e valorizzare i giocatori. Se sono qui ci credo. Se la Salernitana retrocede, retrocediamo tutti. Ho le spalle larghe, sono criticato da 30 anni, ho fatto 300 e passa gol e ancora adesso mi criticano dicendo che non sapevo stoppare. Aiutiamo i nostri giocatori perchè hanno bisogno di affetto. Il pubblico, oltre alla società, è stata la cosa che mi ha fatto venire qui. Quando venivo a giocare qui mi preoccupava uno stadio in cui nel riscaldamento non riuscivo a parlare coi compagni».
Subito dopo la conferenza Inzaghi ha conosciuto il gruppo e ha diretto il primo allenamento. Più che ai moduli, però, Super Pippo proverà a dare priorità alla mentalità. «In questo momento parlare di moduli è prematuro. Se pensassi di avere un modulo che fa vincere le partite, sarebbe assurdo. Sono numeri, bisogna riportare entusiasmo, convinzione, lavorerò sul far tornare i giocatori spensierati, devono capire che possono giocarsela con tutti. Non ci salviamo con i nomi ma con i fatti. Non posso fare promesse ma solo dire che se diranno che la squadra non lotta avrò perso e potrò andare a casa. Tutti vogliono giocare bene ma dobbiamo essere bravi a vincere anche quando giochiamo male, questo fa grande una squadra», ha detto Inzaghi che ha seguito i granata anche nello scorso campionato. «L’anno scorso mi divertiva vedere la Salernitana, non ha perso elementi e ha preso gente brava. I giovani vanno supportati. Dobbiamo dimostrare il valore sul campo, quando ricominceremo avremo partite toste, per fortuna c’è la sosta ma non abbiamo otto nazionali e questo fa capire che questa rosa non dovrebbe lottare per non retrocedere. Il grosso problema dei giocatori è che si sentono a volte meno forti di quel che sono, si accontentano. Nella mia carriera ho cercato di tirare sempre fuori il meglio».
Da ex attaccante dovrà riuscire a curare soprattutto il mal di gol in cui è incappata la Salernitana. «Uno che fa i gol di Dia è una prima punta, può giocare anche in appoggio ma va recuperato, se non fa 15 gol facciamo fatica a portare a casa le penne. Ha le potenzialità per farli, cercheremo di metterlo nelle condizioni giuste».
Ma lo sguardo è proiettato anche sulla difesa che, al momento, è la più battuta del campionato. «La Salernitana può giocare a 4 o a 5 dietro, con due attaccanti o con due trequartisti e una punta, ci sono tante valide alternative, sono solito individuare i giocatori di cui non posso fare a meno e poi metterli nel posto giusto. A volte giocheremo a quattro e poi ci metteremo a cinque, ho una visione di calcio simile a Iervolino, se a dieci minuti dalla fine vinco, non metto dentro un attaccante ma un difensore in più per non prendere gol, mi abbasso perché gli altri sono forti e voglio fargli gol, sono molto pratico, non vendo il prodotto Inzaghi, mi interessa poco, cerco di fare il bene della società».
Infine un messaggio all'ambiente. «Abbiamo bisogno di aiuto. Certe proprietà vanno tenute strette, avete visto cosa è capitato a Reggio, poi si rimpiange la solidità, il trasporto, la sofferenza di gente come Iervolino. Queste sono cose che mi piacciono. Devo cercare di renderlo orgoglioso dei suoi ragazzi, non vedo l’ora di iniziare, sono in giro con la stessa borsa da tre giorni, sono stato tutta la notte sveglio ad aspettare che Iervolino decidesse di prendermi, sono partito con i figli che piangevano ma la passione che ho per questo lavoro è straordinaria e devo trasmetterla a tutti, in carriera nessuno mi ha mai regalato niente. Dobbiamo uscire con la maglia sudata, qualche partita la perderemo ma l’impegno non potrà mai mancare: ero così e se non so trasmetterlo non posso fare questo lavoro».