«Abbiamo scelto Inzaghi perchè crede fortemente nel valore di questa rosa e nella possibilità di salvezza, ha voglia di fare bene, la mentalità del vincente, è recordman di gol fatti in Europa tra gli italiani, ha la giusta concretezza e semplicità per fare le cose giuste». Così Danilo Iervolino, presidente della Salernitana, ha spiegato in conferenza stampa i motivi che hanno spinto la società granata a puntare su Filippo Inzaghi per sostituire Paulo Sousa in panchina.
«Stavolta ci eravamo promessi con il direttore di fare un casting ma ci siamo fermati al primo, non abbiamo avuto nessun rifiuto. La prima persona che abbiamo incontrato è stata Inzaghi e lì ci siamo fermati. Abbiamo parlato del potenziale della squadra che può fare un gioco spettacolare, ha interpreti per poter cambiare modulo ma anche per essere più concentrati e avere percezioni del pericolo ed essere più speculativi per portare a casa il risultato».
Iervolino ha lanciato un appello all'ambiente, evidenziando soprattutto alcuni aspetti negativi. «Salerno resta la tifoseria più bella d’Italia, lo ha dimostrato contro l’Inter: quella scenografia passionale è stata straordinaria ma dietro a quella passione c’è una sacca di pseudo tifosi che invece strumentalizza, offende, minaccia. Soprattutto ai tifosi dico che è il momento di contestare quelle persone che vogliono il male della Salernitana perché sfilacciano il legame che stiamo costruendo. Una frase che mutuo da Eisenhower: il pessimismo non ha mai aiutato a vincere una guerra. Siamo ottimisti e auguriamo ogni bene a Inzaghi».
Il numero uno del club granata ha difeso a spada tratta il lavoro messo in campo da società e proprietà. «Abbiamo investito 20 milioni per trattenere Dia e Pirola. Nessuna piccola squadra ha investito come noi. Quando si dice che la Salernitana non ha fatto una campagna acquisti importante è scellerato. Abbiamo voluto trattenere il terzo cannoniere che non era nostro e abbiamo voluto il capitano dell’Under 21. Già questo è un grandissimo investimento che non era mai stato fatto qui a Salerno. Poi abbiamo comprato diversi calciatori, preso in prestito con diritto, Cabral e Martegani. Ribadisco che ritengo che la squadra si sia rinforzata e sfido chiunque a dire il contrario. Sta rendendo meno, non ha il carattere dell’anno scorso e forse è anche colpa nostra. Qualcosa l’abbiamo sbagliata anche dall’interno. Abbiamo solo comprato e non venduto, siamo decimi per salari in A. Abbiamo già investito circa 65 milioni e per mantenere questa rosa ce ne vorranno altri 20: il differenziale tra incassi e spese sarà di circa 20 milioni di fabbisogno, c’è un sacrificio economico della società. Nessuno ha investito come questa società qui a Salerno.Siamo al terzo anno di fila in serie A e sono più che convinto che resteremo in serie A ma basta con le offese, con le mortificazioni e con le minacce».
Non è mancata una stoccata a Paulo Sousa. «Sarebbe da ingrati non ringraziarlo e non entrerò in polemica sul fatto che Sousa si era proposto al Napoli, né sul fatto che ha delegittimato me e la squadra dicendo che era meno forte o che ha dichiarato che avevamo giocatori sconosciuti. Non commenterò tutto ciò. Per me la cosa più importante è sempre stato il risultato sul rettangolo di gioco. Sousa non è più allenatore perchè non avevamo i risultati sperati, tutto qui. Col senno di poi forse avremmo dovuto operare altre scelte a giugno, qualcosa si è incrinato dopo quel periodo in cui c’è stato un avvicinamento ad un’altra squadra di Sousa. Da quel momento qualcosa non è andato nel verso giusto. Abbiamo riflettuto tanto col direttore e l’ad. Non abbiamo mai serbato rancore, vogliamo il bene della Salernitana. Era importante questo, tornando indietro forse avrei fatto un’altra scelta. Ringrazio comunque Sousa con ul cuore per quello che ha fatto, gli auguro il meglio ma nel calcio va tutto veloce, si volta pagina. Mia moglie ha il mio stesso pathos, era un po’ preoccupata per lo stato di salute della squadra, era dispiaciuta per le offese e le minacce perchè è difficile spiegare a un figlio di 14 anni il perchè di ciò. Mi diceva ‘vedi quello che devi fare’, vero. Lei ci rimase più male di me quando seppe che il mister aveva avuto un dialogo per proporsi a un’altra squadra. Anche noi ma è il mondo degli adulti e si va avanti. Lei come tutte le donne ha sensibilità differente. Non pensavo di esonerare prima Sousa, contano i risultati. Se oggi avessimo avuto 12 punti avremmo continuato con Sousa. Il motivo è sempre quello, non parliamo di simpatie e antipatie. Sull’amore viziato mi riferivo alla trattativa Sousa-DeLa. Quel momento è stato strano, di disorientamento. La scelta è stata quella di poter dare continuità per il bene della Salernitana, da quel momento in poi le cose non si sono rimesse a posto».
Sulla questione procuratori: «Io non sono un buon presidente? Forse non sono il migliore, possibile. Ma ce la metto tutta, ci metto passione, ci metto investimenti, cerco di imparare velocemente soprattutto dagli errori. Ma ci sono delle cose che mi fanno male. Io non sarei un buon presidente perché ho fatto questioni con i procuratori? È una menzogna. Ne ho fatto con uno solo e ci siamo chiariti, mi ha chiamato e mi ha chiesto scusa. Abbiamo fatto pace. Sono l'unico presidente che difende i diritti dei procuratori e che ritiene che la nuova norma debba mediare le esigenze, le richieste dei procuratori».
Lo sguardo resta comunque proiettato al futuro e, in particolare, alle infrastrutture. «Sulla casa della Salernitana abbiamo individuato dei terreni, abbiamo firmato un preliminare e stiamo valutando come e cosa realizzare», le parole del numero uno del club che ha parlato anche del rapporto con Comune e Regione. «Io mi ero lamentato quando la Curva Nord era chiusa o quando non venivano fatte le cose. Ma devo dare atto che Comune e Regione stanno facendo le cose. Salerno avrà lo stadio migliore d'Italia. È evidente che non siamo parte integrante del progetot ma dirò grazie al fatto che avremo un grande stadio. A me non importa che non siamo stati chiamati. Ci siamo resi disponibili a giocare al “Volpe”, anche questo è un ulteriore sacrificio ma lo facciamo per la città».