Benevento

(f.s.) Non vi fate ingannare dal numero di abitanti: Picerno è il secondo centro più piccolo di questa serie C, 5640 anime. La lotta al numero più piccolo è con Monterosi, che di abitanti ne fa 4.700. Ma nel calcio questi sono parametri che non contano nulla, contano le virtù di quegli undici che scendono in campo per conto del piccolo centro. Domenica all'ora di pranzo il Benevento ospiterà in campionato per la prima volta nella sua storia la squadra “melandrina” (nome che gli viene dal fiume Melandro). Come molti ricorderanno la strega lo ha già fatto lo scorso 27 agosto, appena prima di iniziare la serie C, nell'ultima amichevole al Meomartini: risultato a favore dei lucani (2-1) e partita piuttosto scialba dei giallorossi. 

Da quel giorno qualcosa è cambiato. Il Benevento è nei piani altissimi e aspira giustamente a vivere una stagione da protagonista. Non si è comportato male il Picerno, che è quinto in graduatoria con 11 punti e si impettisce per la prolificità del suo bomber Murano che ha già segnato cinque gol. Il tecnico Longo mostra di crederci e ha detto senza giri di parole che a Crotone la sua squadra non avrebbe assolutamente meritato la sconfitta.

Tutti, compreso il tecnico, hanno individuato un neo nella compagine lucana: le palle inattive. Dei sette gol subiti, ben cinque sono arrivati da tiri da fermo, i due di Crotone (Gigliotti e Gomez), uno del Taranto (Cianci), uno a Torre del Greco (Cocetta), uno infine contro il Sorrento (Ravasio). L'unico a segnare su azione al Picerno è stato il bomber del Catania, Di Carmine, che ha realizzato una doppietta al Cibali. Longo ha invocato il gap di chili e centimetri per la sua difesa, ma dice che sul piano del gioco la squadra non è seconda a nessuno. Ed anzi aspetta con malcelata ansia di poter avere a disposizione Maiorino e Ceccarelli, che quest'anno non ha ancora potuto utilizzare.

Picerno miracolo... italo-americano. Ne hanno parlato tutti, dello “zio d'America” che torna al paesello e regala un nuovo stadio alla comunità che lo gratifica dandogli il suo nome (unico caso di stadio intitolato ad un personaggio vivente). E lui porta la squadra in serie C. Si chiama Donato Curcio, classe '42, picernese doc. Emigrato in Inghilterra, poi in Francia e in Svizzera e infine negli Stati Uniti, a Buffalo, dove la piccola azienda che stampa prodotti in plastica diventa una multinazionale con 50 dipendenti. Ma il legame con Picerno non è stato mai reciso e si estrinseca nel calcio, dove la sua storia è già stata raccontata come una bella favola dei giorni nostri.

Nella foto il presidente Curcio taglia il nastro inaugurale del nuovo stadio che gli è stato intitolato