Funerale con polemica quello celebrato ieri per Francesco Di Nardo nella Chiesa dell’Annunziata a Mercogliano. Il desiderio dell’uomo di essere cremato per il suo ultimo viaggio terreno, infatti, ha scatenato il duro “rimprovero” da parte di don Giuseppe Iasso. Il parroco che nella sua omelia ha voluto sottolineare come si trattasse di una scelta che va al di là dei canoni cattolici.
Da qui una serie di frasi che hanno suscitato amarezza e contrarietà nella famiglia del defunto. Provocando anche l’uscita dalla chiesa anzitempo da parte del figlio del 93enne, in evidente dissenso rispetto alle parole del sacerdote. Ma come hanno sottolineato in più di un’occasione i parenti e tutto coloro che lo hanno conosciuto, dell’uomo e della sua vita vanno ricordati ben altri tratti. Con Francesco Di Nardo va via un grande uomo che conservava l’amore per quel senso di comunità sconosciuto a molti.
Una traccia importante della memoria collettiva che custodisce una funzione pratica d’integrazione identitaria ma che è soprattutto serbatoio di conoscenza per interpretare e condividere il senso di ciò che è memorabile. In chiesa autorità e cittadini, tutti accorsi numerosi per onorarne il ricordo, l’impegno e la passione civile: segno dell’immensa stima che legava Di Nardo alla sua comunità. Tanta commozione per la sua perdita. Classe 1922, Francesco Di Nardo rappresentava un’intera generazione che ha vissuto sulla propria pelle la tragedia e il dolore umano della seconda guerra mondiale. Aveva raccolto, recentemente, in un libro pubblicato dalla casa editrice Terebinto:
“L’internamento civile a Mercogliano (1937-1945). Documenti e ricordi”, l’esperienza della sua comunità e quelle personale . Un lavoro certosino di recupero e analisi delle fonti storiche conservate negli archivi del Comune e delle suore benedettine. Non un libro di storia, come lui stesso ci teneva precisare ma una testimonianza viva per ricostruire, in maniera organica e completa, il terribile spazio concentrazionario creato a Mercogliano dal fascismo nell’ultima fase del regime, a partire dalla fine della guerra d’Etiopia.
Da quelle pagine emerge l’amore di Di Nardo per il suo borgo e la necessità di mantenere la memoria della vita quotidiana a Mercogliano tra il 1940 e il 1943, contrassegnata da drammi e miserie ma anche da piccoli eroi della nostra terra. Ma Di Nardo è stato anche un amministratore onesto e trasparente come pochi, com’è stato ricordato durante l’omelia e dall’assessore alla cultura Lucia Sbrescia in una nota per la stampa diffusa poche ore dopo la sua morte. Ma anche «un punto di riferimento per le nuove generazioni a cui trasmetteva la propria esperienza.
Di Nardo non era mai invadente: rappresentava un sincero sostegno anche durante le semplici chiacchierate» precisa la Pro Loco di Mercogliano che da poco aveva raccolto le sue testimonianze nell’ambito di un progetto per la conservazione delle memoria. Presidente dell’Associazione Reduci e Combattenti di Mercogliano, è stato prigioniero per due anni a Wietzendorf, dopo essere stato deportato nel campo di concentramento Stlag . Nel 2011, in occasione della giornata della memoria, era stato premiato presso il Palazzo del Quirinale dall’ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, alla presenza dell’allora Ministro delegato all’Istruzione Maria Stella Gelmini e del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Gianni Letta, con la medaglia commemorativa per gli internati di Germania.