Lo aveva detto e lo ha fatto. Don Citro ha impedito al sindaco di Camerota Antonio Romano di prendere la parola durante la messa in memoria dei caduti di guerra. Il parroco di Marina di Camerota aveva diffidato il primo cittadino a «prendere parte alle liturgie» poiché coinvolto nella tragedia della discoteca Ciclope.
Antonio Romano è, infatti indagato per omicidio colposo per la morte di Crescenzo Della Ragione, lo studente napoletano di 27 anni ucciso da un masso nella notte del 10 agosto scorso.
La polemica tra il sindaco e il sacerdote è partita all’indomani della tragedia. Ma ancora non si è placata. Infatti, durante la tradizionale messa dei caduti in guerra, che si è celebrata a Lentiscosa, e alla quale hanno preso parte le autorità civili e militari, il prete non ha fatto parlare il sindaco dall’altare. Per tradizione il primo cittadino, alla fine della celebrazione religiosa, interviene per un saluto. Questa volta, però, il parroco, con un avviso preventivo, ha messo il freno a qualsiasi intenzione.
«Dato che c’era una certa situazione molto delicata, - spiega don Citro - che vede il sindaco di Camerota indagato per omicidio colposo, io lo avevo invitato a non prendere parte al sacro rito».
Invece Antonio Romano, primo cittadino, si è comunque presentato alla funzione religiosa. «Io non posso impedire a una persona di prendere parte ad una messa ma non riconoscendo la sua partecipazione in maniera ufficiale - conclude don Gianni - non gli riconoscevo il diritto di prendere parola».
Redazione Sa