Napoli

Il Napoli è stato capace di mettere in piedi nei pochi mesi successivi alla conquista del suo strameritato scudetto un paradosso così illogico che quello ben noto di Fermi appare poco più di una boutade. Cosa dice il paradosso attribuito al grande fisico romano? "Dato l'enorme numero di stelle nell'universo osservabile, è naturale pensare che la vita possa essersi sviluppata in un grande numero di pianeti e che moltissime civiltà extraterrestri evolute siano apparse durante la vita dell'universo. Allora perché non ne abbiamo ancora ricevuto le prove, come trasmissioni radio, sonde o navi spaziali?".

A differenza del paradosso di Fermi - fino a prova contraria gli extraterrestri non esistono - quello azzurro appare però ancora del tutto inesplicabile. Come abbia fatto una squadra, che aveva incantato il mondo e stravinto lo scudetto e che era uscita immeritatamente dalla Champions, solo per sfortuna e grazie a due arbitraggi scandalosi, insomma un giocattolo perfetto, a diventarne un'altra cambiando solo un calciatore, peraltro un difensore, per di più coreano e acquistato da perfetto sconosciuto, è un mistero degno di quelli eleusini, che neanche Zeus in persona sarebbe in grado di svelare. Essendo certo che lo stato di sazietà di giocatori e società non c'entri niente con tanta misteriosa e declinante trasformazione e che lo staff tecnico subentrato non è composto dagli ultimi arrivati, l'unica spiegazione per una tale mastodontica incongruenza è la mancanza di feeling tra chi insegna il (nuovo?) calcio e chi dovrebbe mettere in pratica l'insegnamento ricevuto.

Succede nella vita di ogni giorno e senza che nessuno lo sbandieri ai quattro venti, a tutti i livelli, da quelli (come questo) lavorativi a quelli sentimentali, e anche oltre. Quella sintonia che nasce tra due o più persone è certo che non si costruisce a tavolino. In un ambiente così eterogeneo ed irrazionale come Napoli e la sua (unica e sola) squadra del cuore poi è ancora più difficile (o più facile, per quelli dotati di un alto senso di empatia). Non ci sono riusciti Ancelotti (ma non per colpa sua) e Gattuso, ci sono riusciti in parte Reja e Mazzarri, ci sono riusciti alla grande Sarri (salvo pentircene) e, ovviamente, Spalletti. L'ex capitale del Regno delle due Sicilie, del resto, è l'emblema del paradosso, altro che De Laurentiis, Garcia e Melluso. Sa far benissimo da sola. Sennò come potrebbe la più bella città dell'universo essere da sempre in fondo alle classifiche delle città italiane per vivibilità?