Avellino

Più parlo con persone , che sanno leggere e scrivere, e più mi convinco che il futuro del nostro Paese sarà fallimentare. Se parlano del proprio Comune si riferiscono  solo ai lavori pubblici, alle feste (a favore o contro), agli atteggiamenti del Sindaco e all’ipotesi di qualche scandalo. Nessuno parla della Sanità, delle prospettive occupazionali, della qualità dell’istruzione e della responsabilità degli amministratori nella  formazione  dei giovani. Nessuno si interessa di sapere se i vari Istituti  concretizzano l’intenzione  insita nella propria denominazione,  come  Istituto agrario,  Istituto commerciale, ecc..

I rapporti tra l’Ente Provincia, i Comuni e gli innumerevoli Enti strumentali  presenti sul territorio sono arabo per l’opinione pubblica.  Secondo me, se sostituissimo la costosa Amministrazione Provinciale, le Comunità Montane, i vari Distretti e i Gal  con un gruppo di economisti avremmo un piano di sviluppo dell’intero territorio e progetti utili a concretizzare le idee funzionali alla crescita culturale, economica e sociale. Invece, abbiamo un reggimento di persone incaricate di attuare gli scopi sociali dei tantissimi Enti, che, finora, ha prodotto solo banalità.

Un irpino è anche Campano, per cui  dovrebbe sentire l’esigenza di conoscere le linee programmatiche della Regione e non limitarsi a ripetere le battute del Governatore. Abbiamo Consiglieri Regionali irpini, che dovrebbero essere spronati ad elaborare proposte utili a frenare la discesa dell’Irpinia verso il baratro sociale, civile ed economico.

Non mi risulta  che qualcuno  abbia  avanzato proposte, in tal senso. Restai  scandalizzato, quando al Viva Hotel, in un convegno funzionale a preparare la campagna elettorale comunale del prossimo anno, nessun oratore del “Campo largo” disse una parola in  riferimento ai problemi della comunità e al ruolo di Avellino nei rapporti con il territorio provinciale e con quello regionale. Ancora più deludenti sono le considerazioni che si riferiscono alla politica nazionale. Giudizi sugli atteggiamenti dei leader dei  partiti avversari e ripetizioni delle banalità televisive.

La situazione diventa ancora più insopportabile quando le persone tentano di fare riferimento alla situazione politica nazionale, ripetendo “ frasi fatte”. Si ha subito la dimostrazione che l’informazione televisiva ha preso il posto dei Preti, dei secoli scorsi, quando le persone, dopo aver espresso un concetto, aggiungevano la famosa frase “ ‘A ditt’ ‘O Prevet ‘a  ncopp’Altar’”, che non ammetteva replica. Siccome sono convinto che  l’informazione è diventata  un’arma potente in mano ai dittatori economici e  ai venditori di false libertà, mi considero un individuo e ricordo le parole di John Stuart Mill, nel suo saggio sulla libertà  “L’individuo non deve tutelarsi solo dall’autocrazia di un despota ma anche proteggersi dalla tirannia  dell’opinione  e del sentimento dominanti”.

Se aggiungiamo che  il titolo di un libro di Byung-Chul Hane  è  “Infocrazia” (Le nostre vite manipolate dalla rete) ci rendiamo conto delle difficoltà  che incontriamo nei rapporti con gli altri e del perché le banalità hanno emarginato i ragionamenti, figli di ideali e di valori nobili, tendenti a rendere la società più accogliente e più degna. Per uscire da questo letamaio politico, bisogna capire le sue origini e il suo processo di crescita. Per me, tutto ciò che è nato e cresciuto nella seconda Repubblica deve essere cancellato, cercando di far rinascere una mentalità avversaria del liberismo sfrenato e del conformismo, partendo dai valori cristiano sociali e da quelli socialisti democratici.