Ha sostenuto che si sarebbe trattato di episodi isolati, nati dalla sua reazione agli improperi che lei gli avrebbe rivolto. Ha escluso ogni forma di violenza fisica – un'affermazione che stride con un una prognosi di quindici giorni per la malcapitata – e verbale, precisando che al momento, anche se non abitano più insieme, i loro rapporti sono nuovamente diventati buoni.
Assistito dagli avvocati Danilo Riccio ed Osvaldo Piccoli, ha cercato di difendersi così, dinanzi al gip Maria Di Carlo, un 30enne di Sant'Agata dei Goti colpito dal divieto di avvicinamento alla convivente. Una misura chiesta dal pm Maria Dolores De Gaudio in una inchiesta che ipotizza a suo carico i maltrattamenti in famiglia e le lesioni aggravate.
L'attività investigativa era partita a giugno, quando la donna aveva fatto ricorso alle cure dei medici del Sant'Alfonso Maria de' Liguori, che le avevano diagnosticato escoriazioni ed ematomi agli arti inferiori giudicati guaribili in quindici giorni. Problemi che, secondo gli inquirenti, sarebbero stati determinati dai calci che lui le avrebbe sferrato dopo averla offesa (“Non sei buona a nulla...”), averle intimato di consegnargli le chiavi dell'auto e, infine, averla minacciata (“Stasera ti vengo a rompere la testa dove stai stai”).
Comportamenti che, aveva denunciato la compagna, si sarebbero manifestati anche in precedenza, quando l'uomo avrebbe controllato i suoi movimenti ed il cellulare, precludendole di coltivare le proprie amicizie e impedendole di usare i social network.