Scafati

«Peppe era un gran lavoratore, non meritava di morire così. Ma perdono il suo presunto assassino. Ha dei problemi mentali e io me lo ricordo quando era davvero un ragazzo d’oro. Come si può inveire contro una persona che ha bisogno di cure?».

Parla piano, cerca di farsi forza, ma poi esplode in un pianto liberatorio Filomena Desiderio, la 52enne sorella del commerciante ammazzato lunedì sera in via Lo Porto, e di Salvatore, per tutti “Sasà ‘o barbiere”, in carcere a Sulmona per una storia di estorsione legata al clan Matrone. Si fa forza guardando negli occhi il marito Gaetano, che per primo è accorso a soccorrere il commerciante ormai senza vita, e i figli Gabriele e Antonio, che rendono meno angoscianti le ore che scorrono inesorabili nell’abitazione di via Alcide De Gasperi. «Da quando mi hanno gambizzato sta succedendo di tutto», ha spiegato.

«Peppe l’ho visto l’ultima volta a luglio,  in occasione del matrimonio della figlia Antonella. Si era sposata a Pompei e lui era felicissimo. Io non fui presente perché avevo ancora dei problemi al piede. Era infaticabile. Anche io ho pensato subito ai rapporti tesi con Balzano. Adesso la compagna Luda, senza di lui, potrebbe lasciare l’Italia». Poi la discussione passa sull’altro fratello, Salvatore: «Lui e Peppe si volevano bene. Non veniva a trovarlo a Sulmona per motivi di lavoro, ma ci teneva a lui. Sasà non lo abbiamo ancora avvisato, lo farà il nostro avvocato, Alberto De Simone. Tra due anni avrà scontato il suo debito con la giustizia. è un uomo nuovo. Tornerà qui cambiato».

 

Redazione Sa