Sul sito dell’Inps, da ieri, sono comparsi alcuni chiarimenti. La novità è che il Reddito può essere riattivato per chi viene preso in carico dai Servizi Sociali: se questa presa in carico degli ex beneficiari arriva all’Inps entro il 31 ottobre il beneficio può essere riattivato fino al 31 dicembre dando diritto agli arretrati.

A giugno il reddito e la pensione di cittadinanza hanno raggiunto poco più di un milione (1.010.536) di famiglie, corrispondenti a 2,1 milioni di persone coinvolte, per una spesa di 571,6 milioni. A maggio i beneficiari erano 1.045.662, per 590,8 milioni di spesa. L’importo medio a famiglia a giugno è stato di 565,69 euro.

Chi continuerà a percepire il reddito di cittadinanza? 

Nel 2023 la durata del reddito di cittadinanza rimane di dodici mesi soltanto per le famiglie dove ci sono dei minori, persone con disabilità o persone di età pari o superiore ai 60 anni. Per i cosiddetti occupabili invece il discorso è diverso: potranno percepire il reddito di cittadinanza fino al 31 dicembre solo quelli che risultano presi in carico dai servizi sociali in quanto non attivabili al lavoro.

Per tutti gli altri la durata del sussidio quest’anno non può superare la soglia dei sette mesi. Si precisa che la presa in carico da parte dei servizi sociali non è prevista per quei nuclei che presentano solo bisogni di tipo lavorativo, i cui componenti in età attiva sono stati indirizzati ai Centri per l’impiego.

Come funzionano i nuovi aiuti statali? 

L’Assegno di Inclusione e il Servizio di Formazione Lavoro saranno le misure che prenderanno il posto del  Reddito di Cittadinanza. vediamo chi ne avrà diritto e come ottenere questi aiuti. 

Il supporto per la formazione e il lavoro, sarà attivato a settembre, è destinato alle persone tra 18 e 59 anni, i cosiddetti occupabili, con un Isee fino a 6mila euro annui.

L’Assegno di inclusione invece sosterrà i nuclei familiari al cui interno sia presente almeno un disabile, un minorenne o un soggetto di 60 anni o più o componenti in condizione di svantaggio, inseriti in programmi di cura e assistenza dei servizi socio-sanitari.

 

L’assegno di inclusione è una misura di contrasto alla povertà, fragilità ed esclusione sociale delle fasce deboli della popolazione, che prevede l’attivazione di percorsi di inserimento sociale, formazione, lavoro e politiche attive del lavoro. Di fatto è quello che, solamente per “i fragili”, sostuirà a partire dal prossimo anno il Reddito di Cittadinanza.

Nello spirito di servizio, di vicinanza e trasparenza, Inps fornisce primi elementi sulle modalità di accesso al percorso di inclusione sociale e di attivazione al lavoro in attesa dell’adozione dei decreti attuativi delle nuove misure per il contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale e lavorativa (ADI e SFL).

A tal riguardo, le disposizioni transitorie prevedono che, per alcuni nuclei familiari non attivabili al lavoro (e comunque non oltre il 31 ottobre) possa pervenire una comunicazione di presa in carico da parte dei servizi sociali.

Per questi nuclei presi in carico dai servizi sociali la fruizione del reddito di cittadinanza potrà proseguire, senza il limite delle sette mensilità e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2023.

L’INPS ha già ricevuto da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nei primi giorni di luglio, 88.000 comunicazioni a riguardo.

Pertanto l’ipotesi della presa in carico non riguarda i nuclei familiari i cui componenti sono stati avviati ai Centri per l’Impiego e per i quali non è risultato necessario il rinvio ai servizi sociali.

Per questi, e per coloro che non risulteranno presi in carico dai servizi sociali,  dal primo settembre 2023 sarà possibile accedere alla nuova misura del Supporto per la Formazione e per il Lavoro (SFL). L’obiettivo di questa misura è l’inserimento al lavoro, garantendo al contempo un supporto economico pari a 350 euro mensili, per un massimo di dodici mensilità. Per accedere alla misura, oltre a presentare una domanda, è necessario seguire uno specifico iter, che sarà illustrato in una video guida messa a disposizione dall’Istituto.

Coloro che sono stati già avviati ai centri per l’impiego e risultano già inseriti nei programmi nazionali per la Garanzia occupabilità lavoratori (GOL) o in progetti utili alla collettività oppure in altre iniziative di attivazione, potranno proseguire nel loro percorso. Ai fini del riconoscimento del beneficio Supporto per formazione e il lavoro, infatti, potranno essere convalidate iniziative di avviamento al lavoro già attivate.

Dal 1° gennaio 2024,  i nuclei al cui interno sono presenti persone disabili, minorenni, o con almeno sessant’anni d’età, ovvero componenti in condizione di svantaggio e inseriti in programmi di cura e assistenza dei servizi socio-sanitari territoriali certificati dalla pubblica amministrazione, saranno potenzialmente destinatari dell’Assegno di inclusione (ADI), nuova misura di contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale.

Per l’efficace attuazione delle due misure (ADI e SFL) Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, Regioni, Servizi sociali dei Comuni, Centri per l’impiego e INPS stanno collaborando per garantire a ciascuno, in relazione ai propri bisogni, il beneficio economico e il supporto necessario nei percorsi di inclusione sociale e lavorativa.