Benevento

Un enorme schiaffo morale ai denigratori dei trasporti italiani. Già, il racconto di Alain Elkann da una carrozza di prima classe di Italo è questo. Vallo a pescare altrove un corso di formazione accelerato di 3 ore tonde tonde a meno di 100 euro che ti fa scoprire cose incredibili.
Incredibili come l'esistenza di ragazzi, con l'aggiunta che siano chiassosi, addirittura vestiti senza lino stazzonato e camicie leggere e che incredibilmente parlano di ragazze, fantasticando delle conquiste che faranno nei luoghi di vacanza: da manuale di antropologia.


Ma ancor più degna di nota ancorché compresa nel prezzo del biglietto la scoperta dell'esistenza di Caserta e Benevento nel percorso che da Roma porta a Foggia. Sì, dal 1870 in effetti su rete ferroviaria si passa di lì e qualcuno circa duemila anni prima e prima ancora che si inventassero i Lanzichenecchi ci aveva immaginato già una strada su un tragitto simile. E sì, non aveva sbagliato strada il capotreno confuso dalle spinte ormonali dei compagni di viaggio di Elkann: il treno a Caserta e Benevento ci passa veramente...e si ferma pure in entrambe le stazioni. Fuori da una c'è la Reggia, fuori dall'altra una bella cittadina: entrambe esistono e sono abitate, anche da locali popolazioni di Lanzichenecchi seppur una porzione sempre più nutrita di questi, addirittura in grado di condividere con Elkann la lettura del Financial Time (un po' come quando Sophie Marceau scopre che William Wallace parla diverse lingue, latino compreso), abbandoni quei lidi. Per cui in fin dei conti la riflessione dubitativa di Elkann sull'esistenza di Caserta e Benevento ci sta: è futuribile, visto che l'erosione demografica è in divenire, ma ci sta.


Quanto a Proust difficilmente sarà oggetto delle dissertazioni in lanzichenecco moderno e probabilmente quelle di Elkann manco invogliano più di tanto a spostare il tiro della discussione dalle conquiste estive a Proust in francese: tuttavia per collegarsi a quanto appena scritto probabilmente i giovani lanzichenecchi sanniti sperimenteranno il proustiano una volta preso a ritroso lo stesso treno di Elkann, magari quando ripenseranno al “puparuolo 'mbuttunato” a mo' di madeleine. Sì, “puparuolo mbuttunato” è linguaggio indigeno, idioma lanzichenecco: come non c'era errore del capotreno non c'è refuso di chi scrive.


E se poi i treni italici hanno sortito tale effetto, dall'esperienza antropologica a contatto con popolazioni sconosciute al passaggio in luoghi misteriosi e inesplorati potrebbe aprirsi un filone: la pagina satirica e geniale “Circumvesuviana, guida alle soppressioni e ai misteri irrisolti” già scalpita in tal senso...per la ferrovia Valle Caudina invece c'è da aspettare un po'...e magari chissà, proprio Elkann potrebbe fare da testimonial per la riapertura...immaginando cosa potrebbe sortire la scoperta della stazione di Tufara Valle, "la (lanzichenecca) Berlino del Sannio".