Avellino

Tessuto sociale “malato”, ecco dove si insinuano le organizzazioni malavitose. E in Irpinia c'è anche questo”.

Non usa mezzi termini il procuratore capo del tribunale di Avellino, Domenico Airoma, che fa una riflessione all'indomani della sentenza del Nuovo Clan Partenio. “Con la decisione del tribunale non si scopre nulla di nuovo – ha detto – le organizzazioni ci sono sempre state e si rigenerano nel tempo. Ma la domanda è un'altra: perché esistono? Se attecchiscono queste organizzazioni evidentemente è perché forse il tessuto sociale è malato: quindi, questo è il tema della riflessione.

Quali decisioni vogliamo assumere? Interrompere i legami di connivenza? A volte anche di compiacimento, abbandonare la mentalità secondo la quale si stabilisce “ma che male fanno?” Quindi, o decidiamo di interrompere tutti i rapporti con questa terra di mezzo e decidiamo di non essere più mezzi uomini, riacquistando la dignità, perché ogni organizzazione camorristica si adegua alle caratteristiche di un territorio. Dire che non ci sono morti ammazzati, non è un modo per consolarsi e per dire che non fanno male queste organizzazioni”.

Parole forti e bacchettate alla società civile, spesso connivente, ma anche a imprenditori e istituzioni. “Dobbiamo cambiare mentalità, perché sappiamo bene che, soltanto eliminando le ragioni per le quali esse attecchiscono

sul consenso sociale, possiamo sradicare queste organizzazioni”. E poi il monito alle istituzioni e imprenditori: “Il problema riguarda tutti, non solo il Comune di Avellino, ma anche imprenditori, ceti professionali, pubblici amministratori”.