“Truccavano” il tonno, aggiungendo additivi “non consentiti” per “esaltarne aspetto e colore”: domani alle 11.30 iniziano gli interrogatori di garanzia per i 18 indagati. Gli indagati di cui 7 irpini - difesi dagli avvocati Raffaele Tecce, Fabio Tulimiero, Nello Pizza - sono accusati a vario titolo di aver utilizzato delle sostanze che di fatto lo rendevano “nocivo” per la salute provocando oltre trenta intossicazioni alimentari. A smascherare l’associazione a delinquere sono stati i Nas di Bari, coordinati dalla procura di Trani, al termine di un’inchiesta che conta 18 indagati tra titolari e dipendenti di due aziende ittiche di Bisceglie, di un laboratorio e di una società di consulenza di Avellino. Al centro dell’inchiesta sono finite le aziende Ittica Zu Pietro Srl e della Izp processing, del laboratorio Innovatio Srl di Avellino e della società di consulenza Studio summit Srl di Avellino.
Gli irpini indagati e sottoposti alle misure
1)M.R. nato a Franca Villa residente a Torre le Nocelle
2) L.G. nata ad Avellino residente a Montoro
3) G.S. nata e residente a Paternopoli
4) G.C. nato e residente a Bisaccia
5) M.T. nata e residente ad Avellino
6) M.A nata e residente ad Avellino
7) M.G. nata e residente ad Avellino
Le accuse
Ai sei irpini - insieme ad altri 12 indagati pugliesi - gli inquirenti contestano di aver preso parte all’associazione a delinquere per favorire la commercializzazione del tonno adulterato. In particolare a M.B. responsabile dell’assicurazione Qualità presso la Ittica Zu Pietro srl., nonché legale rappresentante della Innovatio srl ed amministratore di fatto del laboratorio Studio Summit srl (entrambe con sede ad Avellino) oltre a procurare illegittimamente alla Ittica Zu Pietro srl quantitativi di nitrito di sodio, rafforzava il disegno criminoso dei clienti, consentendo loro di commercializzare il tonno adulterato, garantendo che avrebbe provveduto ad occultare o alterare eventuali valori superiori alle prescrizioni normative risultanti dai laboratori analisi o comunque di falsificare con appositi programmi informatici, i certificati redatti da altri laboratori accreditati in modo da non far trovare nitrati e nitriti nei campioni e ponendo effettivamente in essere le predette condotte anche con la collaborazione materiale dei dipendenti delle società da lui gestite.
Il sequestro
I Carabinieri hanno inoltre proceduto ad eseguire un decreto di sequestro della somma di circa 5.200.000 euro, provento delle illecite attività fraudolente, nonché delle due aziende ittiche citate e dei relativi beni aziendali, per le quali è stato nominato un amministratore giudiziario.