Avellino

 

 

di Paola Iandolo 

“Delle dichiarazioni rese dalla signora delle Aste, Livia Forte sono false”. L’avvocato Gaetano Aufiero nella sua arringa difensiva per i suoi assistiti Nicola Galdieri e Carlo Dello Russo - coinvolti nel processo sul Nuovo Clan Partenio - attacca la testimone della procura che dal carcere di Latina ha consentito di dare il via all’inchiesta sull’asta dell’ex ristorante O’ Pagliarone (che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati anche del sindaco di Monteforte Irpino, Costantino Giordano insieme ad Armando Aprile, Nicola Galdieri e Renato Freda).

"Forte Livia sostiene di essere stata prelevata da Beniamino Pagano dalla sua abitazione e portata da Pasquale Galdieri poco prima dell'incendio della sua auto. Tuttavia, abbiamo dimostrato con una regolare certificazione che questa affermazione di Livia Forte è falsa, poiché nel periodo indicato Pagano era detenuto in provincia di Torino già da 45 giorni”.  

Ed ancora l’avvocato Aufiero punta a smentire Livia Forte anche su un’altra circostanza: “un'altra situazione analoga riguarda Diego Bocciero. Livia Forte afferma che Bocciero si sia presentato presso il ristorante "It's OK", ma anche in questo caso abbiamo dimostrato che, al momento dei fatti, Bocciero era detenuto- sottoposto agli arresti domiciliari –  quindi non avrebbe potuto trovarsi presso il ristorante".  

L’infondatezza dell’attività usuraia

L'avvocato Gaetano Aufiero ha cercato di dimostrare la non colpevolezza dei suoi assistiti, esaminando attentamente le prove presentate dall'accusa e avanzando argomentazioni a loro favore. Il penalista ha iniziato la sua arringa con una riflessione sul “nostro sistema giuridico che ci obbliga a porre una sola domanda, che rappresenta l'essenza stessa delle prove presentate: "Ha una ferma convinzione? Tuttavia, dobbiamo anche considerare che ci possono essere un insieme di informazioni false e un cumulo di menzogne che hanno influenzato il caso. Ciò ci porta a riflettere su cosa sarebbe successo se avessimo avuto l'opportunità di esaminare più approfonditamente gli atti processuali”.

Aufiero va avanti e si chiede “Cosa sarebbe cambiato se avessimo avuto accesso a una panoramica più completa delle prove e delle informazioni disponibili?”. Questa riflessione pone l'accento sulla necessità di una revisione critica delle prove presentate. L'avvocato Aufiero ha affermato che, nel sistema giudiziario, è fondamentale che si faccia luce su eventuali informazioni fuorvianti o false, al fine di garantire che la giustizia sia effettivamente raggiunta.

Gli atti processuali devono essere accuratamente esaminati e le prove devono essere valutate in modo oggettivo per evitare errori e garantire un'adeguata tutela dei diritti delle persone coinvolte nel processo, senza nessun pregiudizio: “Nicola Galdieri si è visto sequestrare addirittura una cassetta video. Non armi, non denaro. Una semplice VHS, una vecchia cassetta de “Il Padrino”, prosegue Aufiero. “Nicola Galdieri è stato tirato in mezzo nell’attività usuraia perché serviva “l’architrave” dell’attività delittuosa. Questa è stata una costruzione dell’Accusa, nulla più di una fantasiosa invenzione”.

Discussione dell’avvocato Aufiero per l’imputato Carlo Dello Russo

“L'accusa di usura a suo carico è una ricostruzione estremamente audace. Le testimonianze presentate in aula hanno affermato più volte che non si è mai discusso di interessi con Dello Russo. In alcuni casi, addirittura, è stato dichiarato che tali prestiti non sono mai avvenuti”. Ad avviso dell’avvocato Aufiero “non vi è usura, non vi è estorsione, ci sono solo minacce, ma scaturite dall'effettivo tentativo di recuperare il credito. Si tratta semplicemente di un esercizio arbitrario delle proprie funzioni”.

Carlo Dello Russo è stato preso in giro più volte. Non è un usuraio. Ha minacciato le sue presunte vittime soltanto perché queste avevano effettivamente ricevuto del denaro da lui e non glielo avevano restituito, ma senza usura. Ci sono intercettazioni inequivocabili. Dello Russo - ed è evidente - non riesce a recuperare nemmeno un centesimo. Non emergono minacce fatte per conto di terzi”.

L’arringa dell’avvocato Claudio Davino

Quest’ultimo ha sollevato seri dubbi riguardo alla corretta formulazione delle imputazioni e alla presunta associazione mafiosa che si vorrebbe attribuire all’organizzazione. L'avvocato Claudio Davino, ha sostenuto in aula che “dopo una prima lettura dei capi d'imputazione, la difesa si è trovata scoraggiata in quanto ciò che è emerso durante il processo è stato inquietante: la polizia giudiziaria ha utilizzato un metodo discutibile che difficilmente abbiamo riscontrato nella nostra lunga carriera professionale". Durante la fase dibattimentale, l’avvocato Davino e il collega avvocato Aufiero hanno presentato delle registrazioni audio che hanno ampiamente dimostrato i dubbi sollevati.

L’avvocato ha nella sua lunghissima arringa difensiva sottolineato con forza “gli errori che hanno caratterizzato le prove presentate a carico degli imputati. I metodi utilizzati sono stati manchevoli. Non sono state fatte verifiche. Il problema è ricollegare il Galdieri Nicola al reato di usura e poi, dopo, all’associazione mafiosa. Due reati completamente diversi che, senza dubbio, non fanno di Galdieri Nicola il “boss a interim” del presunto clan. Queste accuse sono state fatte “a sensazione”.  La prossima udienza è fissata per il 3 luglio quando dovranno discutere gli avvocati Villani, Tagliaferri e Tecce, il 4 luglio discuteranno gli avvocati Quatrano e Perone.