Otto anni a Giuseppe Maria Maturo (avvocato Marcello Severino), 56 anni, dal maggio del 2014 sindaco di Cusano Mutri, sei anni a Remo Di Muzio (avvocati Giuseppe Francesco Massarelli e Patrizia Pastore), 47 anni, geometra libero professionista, e a Nicola Russo (avvocato Alberto Mignone), 50 anni, di Apollosa, all'epoca capo Ufficio tecnico del Comune di Cusano.
Sono le condanne chieste dal pm Stefania Bianco nel processo per la presunta tangente che sarebbe stata chiesta a Bartolomeo Velardo, un imprenditore di Cusano Mutri, sugli interventi di somma urgenza, già liquidati, per la sistemazione delle sponde del torrente Titerno dopo l'alluvione dell'ottobre 2015.
Prima dell'intervento dell'avvocato Giuseppe Maturo, legale di parte civile, la discussione è stata interrotta per alcuni minuti: il tempo necessario al giudice Roberto Nuzzo, componente con la collega Graziamaria Monaco, il collegio giudicante presieduto da Simonetta Rotili (tutti nella foto), per leggere, come segretario della sezione Anm di Benevento, la delibera adottata a livello nazionale contro l’azione disciplinare avviata dal ministro Nordio contro i giudici della Corte d’Appello di Milano, ritenendo una “grave ed inescusabile negligenza” l’avere concesso il 25 novembre 2022 gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico ad Artem Uss, evaso il 22 marzo 2023 all’indomani dell’autorizzazione alla sua estradizione verso gli Stati Uniti.
Nel documento, ripercorso alla presenza del procuratore Aldo Policastro, del procuratore aggiunto Gianfranco Scarfò e dei pm Maria Colucci, presidente della sezione Anm, Maria Dolores De Gaudio e Chiara Maria Marcaccio, l'iniziativa viene definita un “attacco all’indipendenza della magistratura”, da qui la solidarietà ai magistrati coinvolti, la richiesta di un incontro con il ministro “per interloquire sulle prospettate riforme”, e l’invito “al Governo a dedicarsi ai gravissimi e improcrastinabili problemi che affliggono la giurisdizione in Italia”.
Torniamo al processo, scaturito da una indagine che, supportata da intercettazioni telefoniche ed ambientali, e dalle conversazioni registrate dallo stesso imprenditore, era rimbalzata all'attenzione dell'opinione pubblica il 28 giugno del 2018, quando Maturo e Di Muzio erano finiti agli arresti domiciliari, per concussione, sulla scorta di una ordinanza di custodia cautelare adottata dal gip Gelsomina Palmieri.
Nel corso degli interrogatori di garanzia, Maturo e Di Muzio avevano respinto ogni addebito. Maturo, in particolare, aveva escluso qualsiasi forma di pressione o minaccia nei confronti del titolare della ditta, peraltro suo testimone di nozze, affermando di non sapere alcunchè di quei soldi passati dalle mani dell'imprenditore – una scena immortalata in un video - in quelle di Di Muzio. Che, a sua volta, aveva spiegato che i 2mila euro – prima tranche, secondo gli inquirenti, di una presunta mazzetta di 6500- contenuti nella busta erano il corrispettivo di una prestazione professionale fornita alla parte offesa con la collaborazione di un altro geometra, di cui aveva scritto il nome sulla stessa busta.
L'ordinanza era però stata annullata dal Riesame, con una pronuncia confermata nel gennaio del 2019 dalla Cassazione, che aveva dichiarato inammissibile l'appello della Procura.
Nel motivare l'annullamento dell'ordinanza, il Riesame aveva qualificato come induzione indebita, e non concussione, l'ipotesi di reato contestata, evidenziando come l'imprenditore “prospetti, unicamente, il vantaggio discendente dall'ottenere appalti che espressamente chiede al sindaco, per poi scoprirsi “sorpreso” che a fronte di detto vantaggio avrebbe dovuto corrispondere una tangente con le modalità indicate in denuncia”. Il 26 settembre le arringhe difensive, poi la sentenza del Tribunale.