Napoli

Una delle cose più divertenti (e paradossali) dell'avvicendamento alla guida tecnica del Napoli è stata la storia, raccontata a uso e consumo dei suoi delatori - Damascelli e Criscitiello su tutti, e chi sennò - dell'esonero di Rudi Garcia da parte della squadra saudita dell'El Nassr, avvenuto dopo un duro scontro dell'allenatore francese con alcuni giocatori della prima squadra capeggiati - manco a dirlo - da quel Cristiano Ronaldo, che assomiglia ormai sempre di più al saltimbanco che è diventato piuttosto che al campione che era. Di fatto, un Buffalo Bill grottesco e patetico sulla via del tramonto, alla Francesco De Gregori della omonima canzone.

Ora, che sia stato esonero o rescissione consensuale (con tanto di cospicua buonuscita) a me interessa poco o nulla e le ragioni sono molteplici. Innanzitutto, il tanto reclamizzato (con toni a dir poco beffardi) allontanamento, qualora fosse vero, non costuisce pregiudiziale alcuna al prosieguo della carriera di questo come di ogni altro allenatore. Se così non fosse la metà di loro non dovrebbe essere chiamata a svolgere più alcun ruolo di governo tecnico di squadre professioniste in nessuno dei maggiori campionati di calcio europei e mondiali.

Secondo. Se le cose stanno come sembra, Garcia si è trovato nel paese arabo in una situazione molto simile a quella che ha portato Carlo Ancelotti a lasciare anzitempo il Napoli. Così, se proprio si vuole mettere in discussione il nuovo mister partenopeo, tanto vale farlo anche di uno dei più decorati allenatori di tutti i tempi, ancor più ora che i fatti hanno dimostrato che quella squadra non vinceva non per colpa di chi la guidava, ma per mancanza di una vera e sana leadership e di un'autentica coesione tra i suoi tesserati (e temo anche qualcuno dello staff dirigenziale).

Terza e ultima considerazione. Il profondo rinnovamento della guida tecnica della squadra è stato inopinatamente e repentinamente imposto al presidente De Laurentiis dalla scelta (per carità rispettabile) di un singolo uomo (forse due) e non per cause di forza maggiore. Questo ha obbligato il patron a optare (quanto prima) per una figura professionale innanzitutto carismatica, che avesse già governato ambienti e personalità forti e ne fosse uscito con encomiabile dignità e immutato valore.

Che fosse stato esonerato o meno non contava, anzi, se era un ex Roma e veniva da cotanta  "vergogna" era di certo quello giusto - si sarà detto il DeLa. Non era, infatti, messo così anche il Luciano Spalletti di due anni fa?