Il comitato Olimpico internazionale ha finalmente preso il provvedimento più atteso. Dopo i tanti verdetti scandalosi, alcuni anche a danno di pugili italiani, finalmente l’IBA è fuori dalla Olimpiadi. Le gare a cinque cerchi saranno gestite dal CIO. Dell’argomento ha parlato il presidente Flavio D’Ambrosi (nella foto con Irma Testa) il classico punto sul sito federale.

L’ho dichiarato pubblicamente fin dall’inizio. Il mio malcelato ottimismo mi ha portato a credere che il pugilato non potesse uscire dai Giochi olimpici. La notizia, da tutti tanto attesa, che la boxe farà parte anche del programma olimpico di Los Angeles 2028 ha rincuorato non solo il nostro mondo ma tutti gli appassionati della nobile arte.

Tuttavia, lo stesso CIO ha estromesso l’IBA dalle Federazioni riconosciute. Al riguardo, ricordo a chi non è esperto di Ordinamento giuridico nazionale ed internazionale, che una Federazione nazionale per essere riconosciuta dal Comitato olimpico del proprio Paese e far parte così del movimento olimpico, deve essere affiliata ad una Federazione Internazionale.

Fino ad oggi, la FPI ha adempiuto a tale necessità affiliandosi all’IBA riconosciuta dal CIO fino alla recente estromissione. Se non lo avesse fatto – anche nei momenti più aspri del confronto IBA/CIO - non avrebbe ottenuto la possibilità di far parte del movimento internazionale pugilistico, almeno quello dilettantistico.

L’affiliazione all’IBA ha permesso ai nostri giovani atleti Azzurri di partecipare a Campionati europei e mondiali, crescendo e divenendo elementi solidi per il futuro del pugilato italiano.

Tutto questo mi sembra fin troppo chiaro ed evidente. Talmente evidente che, fino all’ultimo, lo scrivente ha prudentemente tenuto un equilibrato profilo istituzionale, sempre sotto le indicazioni del CONI, senza scendere nell’agone delle tante discussioni. Posizione di equilibrio che ha permesso all’Italia pugilistica di ottenere ben 104 podi in soli due anni, tra cui un titolo mondiale femminile ed un vice campione del mondo maschile, qualifica elite, negli ultimi 4 mesi.

Il sottoscritto e tutta la squadra di governo federale hanno sempre operato per il bene in primis degli atleti e poi di tutti gli operatori della boxe, compiendo scelte volte a garantire in modo continuativo e funzionale l’attività agonistica, con la massima trasparenza ed integrità.

Peraltro, il movimento pugilistico italiano e quello internazionale stanno vivendo un momento di transizione storica. Adesso occorrono nervi saldi, saggezza ed un forte senso di responsabilità istituzionale che dovranno assicurare le scelte più ragionevoli per il futuro di una disciplina che, oggi più che mai, deve tutelare e valorizzare la sua storia, i suoi valori etici-sociali e la sua irrinunciabile spinta formativa.

La decisione del CIO mette la FPI – indirizzata per vocazione istituzionale al circuito olimpico anche come propedeuticità al movimento Pro – su un unico binario, fermo restando le indicazioni formali che dovranno venire dal CONI.

Adesso, con forte senso di responsabilità istituzionale, seguiremo le indicazioni che ci verranno fornite per un allineamento sinergico, certo e condiviso con il movimento internazionale che ci rappresenterà verso il sogno olimpico del 2028.

La Fpi non sarà sola. Avrà al suo fianco il CONI e tutto il movimento pugilistico italiano. Con quest’ultimo avvieremo, insieme, quegli imprescindibili cambiamenti che la nuova situazione richiede. Siamo di fronte ad una grande sfida ma abbiamo il coraggio e la determinazione di un importante movimento qual’é quello pugilistico italiano.

Da Presidente e da uomo delle istituzioni, farò la mia parte proprio con quel senso di responsabilità che ha guidato le mie azioni anche nei momenti più difficili della mia vita lavorativa. Guiderò la mia squadra di governo ed il movimento pugilistico nazionale verso la nuova alba.

IL PRESIDENTE DELLA FPI

Dott. Flavio D'Ambrosi