Cinque Regioni “promosse” (Piemonte, Lombardia, Emila Romagna, Toscana e Marche) di cui tre con lode (Veneto, Trento e Bolzano). Sette “rimandate” (Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Umbria, Molise, Valle d’Aosta e Abruzzo) e sei “bocciate” (Sicilia, Puglia, Sardegna, Campania, Basilicata e Calabria).

Questo il quadro delle Regioni italiane alla prova delle Performance 2023 su appropriatezza, equità, sociale, esiti, economico-finanziaria, innovazione, disegnato dalla XI edizione del rapporto “Le Performance Regionali” del CREA Sanità, Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità.

Ancora una volta viene fuori un’Italia divisa in due, con nette differenze tra Nord e Sud, ma anche tra le stesse regioni del centrosud.  Un quadro ancora complessivamente lontano dalla nuova impostazione di ammodernamento dell’assistenza che punta sul territorio e sulla domiciliarità, come prescritto dal Pnrr e dal Decreto 77/2022 di riordino dell’assistenza territoriale e che si affianca (suggerendone anche alcuni criteri di implementazione) al Nuovo Sistema di Garanzia per il controllo dei Lea.

I “voti” alle Regioni

Ma chi assegna i voti alle Regioni? Quest’anno sono stati chiamati oltre 100 esperti raggruppati in un Panel multistakeholder diviso in cinque grandi gruppi: istituzioni, management aziendale, professioni sanitarie, utenti, industria medicale, che hanno anche ideato un sistema di monitoraggio ‘dinamico’ degli effetti dell’autonomia differenziata. Oltre ai rappresentanti del Panel, il CREA si avvale di docenti universitari nei campi dell’economia, del diritto, dell’epidemiologia, dell’ingegneria biomedica, della statistica medica.

Le Performance Regionali 

Sono sei le dimensioni analizzate (appropriatezza, equità, sociale, esiti, economico-finanziaria, innovazione ) e le performance sono state indicate dal Crea Regione per Regione nel modo più semplice: i valori degli indicatori sono stati associati a due colori differenti: verde se il valore è migliore della media nazionale e rosso se è peggiore.

Così, ad esempio, il Veneto (Regione che ha ottenuto i risultati migliori) presenta tutti gli indicatori delle prime quattro dimensioni per importanza “verdi”. E solo nella dimensione economico-finanziaria ha due ‘rossi’ per quanto riguarda la spesa sanitaria pubblica e l’incidenza dei consumi sanitari sul totale dei consumi; e nella dimensione innovazione non va l’attuazione del fascicolo sanitario elettronico.

La Calabria (la Regione coi risultati peggiori) è quasi tutta “rossa”; su diciotto indicatori, in verde ha solo quelli sull’ospedalizzazione evitabile per malattie croniche (unico nelle dimensioni maggiori), l’indice di salute mentale, la spesa pro-capite standardizzata, l’implementazione della rete oncologica e lo sviluppo del fascicolo sanitario elettronico.

La Campania 

La Campania presenta i risultati migliori laddove meno te lo aspetti. Per esempio in campania il tasso di appropriatezza, cioè le ospedalizzazioni evitabili in caso di patologie croniche, è più alto della media nazionale. Così come pure sul fronte dell'innovazione con un codice verde alla voce "implementazione rete oncologica". Bene anche la quota di persone che rinuncia a curarsi a causa delle spese, in campania è meno alta delle altre regioni mentre resta da codice rosso l'accesso ai servizi sanitari ( pronto soccorso, farmacie etc). 

Se Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Umbria, Molise, Valle d’Aosta e Abruzzo raggiungono livelli di Performance abbastanza omogenei, seppure inferiori, compresi nel range 37-43%, Sicilia, Puglia, Sardegna, Campania, Basilicata e Calabria, hanno livelli di Performance che risultano inferiori al 32%.

 

La valutazione 2023 delle Performance regionali, in tema di tutela socio-sanitaria offerta ai propri cittadini residenti, oscilla da un massimo del 59% (fatto 100% il risultato massimo raggiungibile) ad un minimo del 30%: il risultato migliore lo ottiene il Veneto ed il peggiore la Calabria.

La rilevanza delle dimensioni di analisi

 Sulle sei dimensioni (appropriatezza, equità, sociale, esiti, economico-finanziaria, innovazione) a loro volta suddivise ciascuna in tre indicatori - ognuno con un suo peso che ha determinato le differenze finali -, la valutazione degli stakeholder è stata abbastanza omogenea (ma i ‘voti’ più bassi sono stati quelli degli utenti).

Le tre dimensioni appropriatezza, equità e sociale contribuiscano per oltre il 60% alla Performance: 24,9%, 22,6% e 15,6% rispettivamente; segue la dimensione esiti (13,9%); le dimensioni economico-finanziaria e innovazione, contribuiscono rispettivamente per il 12,1% e l’11,5 per cento.

Con alcune differenze quantitative, equità e appropriatezza (quest’ultima con l’eccezione dei rappresentanti delle istituzioni) sono nelle prime tre posizioni per tutte le categorie di stakeholder; la dimensione sociale anche, ad eccezione però, dei rappresentanti dell’Industria medicale.

E ora cosa accade con l'Autonomia differenziata alla nostra sanità? 

Dal Crea arriva anche una proposta su come verificare che con l’autonomia differenziata non si generino arretramenti regionali (almeno rispetto ai LEA, ma anche rispetto alla Performance complessiva), ovvero che tutte le Regioni procedano in un processo di miglioramento, evitando peggioramenti attribuibili al rischio che l’autonomia diventi più competitiva che cooperativa., obiettivo del CREA e degli oltre 100 stakeholder sarà

Come? Osservando le variazioni di un nucleo di indicatori “permanenti”, onde permettere l’apprezzamento delle dinamiche in essere, grazie a tre indicatori: il primo, basato sulle variazioni dell’“area” delle Performance peggiori regionali; il secondo, sul numero di miglioramenti o peggioramenti di tali Performance; ed il terzo, sulla diversa dinamica registrata dagli indicatori nelle Regioni a cui sarà stata riconosciuta un’autonomia differenziata in Sanità, rispetto alle restanti.

Nel primo caso, spiega una nota, l’aspettativa è che, coerentemente con la logica del rispetto dei LEA e del miglioramento complessivo della Performance (effetto “traino” descritto nel Ddl sull’autonomia differenziata) l’area (rossa nel grafico: gli indicatori sono quelli riportati nelle schede regionali per ogni dimensione) generata fra il valore medio nazionale e i risultati peggiori regionali (ovvero il risultato delle Regioni posizionate in corrispondenza del valore minimo o, in alternativa, del primo quartile della distribuzione) diminuisca negli anni (ovvero crescano i livelli minimi di Performance regionali sui singoli indicatori).

Nel secondo, che utilizzando le preferenze sviluppate nell’ambito del progetto “Le Performance Regionali”, sia possibile raffinare ulteriormente l’indicatore, elaborando una “area standardizzata” in base ai pesi attribuiti alle diverse dimensioni o ai diversi indicatori prescelti.

La terza necessità emersa dal Panel di esperti richiede un adeguato investimento per migliorare i sistemi informativi: infatti, spesso i sistemi di monitoraggio adottati nell’ambito del Ssn sono stati costruiti (anche) sulla base della disponibilità dei flussi informativi che, peraltro, sono stati originariamente sviluppati per altre necessità, per lo più di tipo amministrativo.