Avellino

di Paola Iandolo 

Aste Ok, ancora un’udienza fiume con il controesame del luogotenente che ha effettuato le indagini. L’udienza è iniziata con lo stralcio della posizione dell’imputato Damiano Genovese da parte del Tribunale di Avellino, - in composizione collegiale presieduto dal presidente Roberto Melone, a latere Vincenza Cozzino e Gilda Zarrella - difeso di fiducia dagli avvocati Gerardo Santamaria e Claudio Mauriello.  Stralcio necessario per evitare di rinviare il processo. La posizione verrà riunita nel corso della prossima udienza fissata per il 23 giugno.

Controesame

Successivamente, è iniziato il controesame del teste - il luogotenente del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Avellino che ha condotto le indagini sui presunti componenti del sodalizio criminale - da parte dei difensori di fiducia degli imputati. Il militare è stato sottoposto al controesame degli avvocati Rosaria Vietri, Roberto Saccomanno e Gaetano Aufiero. In particolare l’avvocato Vietri difensore di fiducia di Mario Gisolfi -  accusato di turbativa d’asta per un immobile sito in Montoro, nonché di associazione di stampo mafioso poiché presunto membro del clan Partenio e longa manus, così lo definisce la Procura - del presunto clan Partenio per gli affari illeciti sull’area di Montoro - ha messo in evidenza che non sussistono intercettazioni tra l’imputato e i membri del clan Partenio, ossia Livia e Modestino Forte, i Galdieri e gli altri: “gli unici elementi investigativi sono le sommarie informazioni testimoniali. Abbiamo acquisito le documentazioni concernenti le procedure esecutive interessate, ma senza fare ulteriori riscontri”.

Al centro dell’udienza ancora una volta l’accordo tra Forte e i Galdieri

Al centro dell’udienza di ieri anche il comportamento di Livia Forte, che non convinceva O’ Milord. Ma stando alla pubblica accusa sarebbe stato Nicola Galdieri a mediare. E’ quanto si evince da un’intercettazione “Teniamocela buona, perché stiamo facendo i soldi”. Il luogotenente - sempre per appurare l'entità dell'accordo intercorso - ha rappresentato al Tribunale la verifica degli accertamenti effettuati dall'Arma e da cui emerge che le tre quote del 33% andavano suddivise: 33% Aprile Armando; 33% Forte Livia e 33% Barone e Formisano. Poi, dalle quote di Forte Livia e Aprile Armando il 10% andava corrisposto a Modestino Forte e la percentuale da dare ai fratelli Galdieri. Ripartizione ricostruita grazie ad una intercettazione in cui Aprile Armando Pompeo dice: “Allora, noi siamo rimasti con Nicola che - quando ce li manda lui - prende il 33%; quando, invece, siamo noi sono il 20%”.