Assolto perché “il fatto non sussiste”. È quanto ha stabilito il primo collegio del Tribunale di Nocera Inferiore (presidente Cinzia Apicella, a latere Giuseppe Palumbo e Federico Noschese) in merito al procedimento giudiziario che vedeva imputato Livio Maranzano, ex calciatore (ha indossato anche la maglia della Salernitana dal 1986 al 1989) e stimato allenatore di calcio giovanile.
I fatti risalgono al 2018, periodo in cui Maranzano ricopriva la carica di consigliere comunale a Baronissi. L’accusa formulata a suo carico era di abuso d’ufficio in quanto non si astenne in Consiglio comunale dall’approvazione del bilancio di previsione per gli anni 2018-2020. Il documento, infatti, conteneva anche le rette e le tariffe per l’utilizzo degli impianti comunali. Per alcuni consiglieri di opposizione, dunque, Maranzano era incompatibile e non avrebbe dovuto votare il bilancio, in quanto negli anni precedenti il Comune di Baronissi aveva affidato un campo di calcetto alla Asd Aquilotti Irno (società rappresentata dalla moglie di Maranzano). Dopo il voto, l’episodio fu denunciato ai carabinieri da un esponente di minoranza. Da lì è scaturito il procedimento giudiziario.
Per l’accusa, infatti, Maranzano con il suo voto avrebbe procurato “a sé e al coniuge un ingiusto vantaggio patrimoniale”. Un’ombra cancellata in maniera definitiva dal processo, terminato con l’assoluzione piena di Maranzano “perché il fatto non sussiste”. Nel corso del dibattimento, infatti, l’ex calciatore (assistito dall’avvocato Raffaele Barone) è riuscito a dimostrare la totale correttezza del suo operato. Il giudice, infatti, nella sentenza ha ripercorso tutte le fasi della vicenda, riconoscendo che il voto espresso in Consiglio comunale “non era destinato a produrre alcun effetto particolareggiato sull’appalto di gestione dell’Asd Aquilotti Irno, affidato sin dal 2016 con durata pluriennale e le cui tariffe venivano determinate sulla base di delibere autonomamente assunte da un organo, quale la Giunta, del quale non faceva parte Mararzano”.
Il collegio, dunque, dopo aver ascoltato testi e visionato i documenti, ha convenuto che “il giudizio non può che concludersi con l’assoluzione dell’imputato per insussistenza del fatto di reato a lui ascritto”. Conclusioni a cui era arrivato anche il pubblico ministero che aveva chiesto l’assoluzione “perché il fatto non sussiste o non costituisce reato”.
Si chiude, dunque, una vicenda amara per Livio Maranzano che, dopo quattro anni di sofferenze, ha espresso tutta la sua soddisfazione. «Sono stati quattro anni pesanti per me e per la mia famiglia», ha commentato Livio Maranzano. «Ritengo di essere una persona seria, retta e corretta. Ho sempre rispettato tutto e tutti, nella vita come nel mio lavoro. Sono stato accusato di una cosa assurda e mi sono ritrovato a vivere un’esperienza che ha segnato e turbato me e la mia famiglia. L’ansia di vivere tutto il procedimento è stata forte ma devo ringraziare il mio avvocato Raffaele Barone per avermi supportato ed affiancato sempre, consentendomi di raggiungere il traguardo dell’assoluzione piena».