Si sa che tendenzialmente, nelle conferenze stampa pre e post-partita, si tende a parlare sempre degli stessi argomenti, a fare le stesse domande e a rispondere con poche variazioni. Almeno è così che funziona nel calcio, dove le domande che non hanno a che vedere direttamente col campo tendono ad essere eclissate. Ecco che allora, al di fuori della sala stampa, escono fuori quei dettagli che vanno ben al di là dei 90 minuti di gioco, di tattiche e formazioni. Il tecnico granata Paulo Sousa è stato invitato da Barbara Figliolia, consigliere comunale e preside del Liceo Scientifico Francesco Severi, a dare una lezione in un auditorium gremito di giovani studenti e studentesse con indosso la maglia granata.
Sousa: l'importanza della creatività
Paulo Sousa, nella chiacchierata con gli studenti, parte dai suoi ricordi d'infanzia e di adolescenza e dei suoi primissimi allenamenti... atipici. Il ragazzino di Viseu (un pueblo nell'entroterra portoghese) aveva ricevuto una palla in plastica con cui giocare. Paulo, con i pochi mezzi a disposizione, si inventò un metodo di allenamento casalingo per migliorare la tecnica, il controllo di palla e i riflessi, rischiando anche più volte di farsi male. Sousa si allenava così nel garage del padre (meccanico), di cui ricorda ancora le sensazioni e gli odori tipici di olio e benzina. «È importante avere creatività. Dobbiamo mantenere la nostra testa creativa». E Paulo Sousa ricorda la sua fortuna di aver capito fin da giovanissimo che il suo sogno era quello di giocare a calcio.
Il grande insegnamento del padre e due "grandi cambiamenti"
E fin da giovane, quindi, Sousa comincia a giocare nei settori giovanili di Viseu. Da subito dimostra di avere grandi doti tecniche e viene adocchiato da praticamente tutti i principali club calcistici del Portogallo: Benfica, Oporto e Sporting Lisbona. Il tecnico della Salernitana ricorda quello che successe in quell'anno in cui cominciò la sua grande avventura nel mondo calcistico, centrandosi sull'insegnamento del padre: «l'importanza della parola data. Arrivarono queste tre squadre, il Benfica, l'Oporto e lo Sporting. I primi a venire furono proprio quelli del Benfica, che vennero a parlare con mio padre sulla possibilità di andare a giocare lì. Io ho accettato e abbiamo così dato la parola al Benfica, senza però avere nulla di scritto. Poi sono arrivati quelli dell'Oporto, una settimana dopo, dicendosi totalmente disponibili. Per ultimi vennero dallo Sporting Lisbona, e lì hanno fatto di tutto per prendermi con loro. Ci offrirono una quantità pari a cinque anni di lavoro di mio padre e mia madre. Mio padre era anche un grandissimo tifoso dello Sporting Lisbona. Ma avevamo dato la parola al Benfica, e così andò».
Poi, Sousa si sofferma su altri due eventi che l'hanno segnato per sempre: «Il primo è il matrimonio. Perché cominci a pianificare insieme e a crescere insieme» e quindi, di rimando per estensione nel mondo calcistico, «diventare allenatore. Si comincia a pensare al gruppo, a far crescere tutti, a conoscere gli altri e aiutarli».
L'unità come parola chiave, attraverso regole e disciplina
Per mister Sousa, ogni squadra è praticamente una "micro-società" e come tale necessita di regole e disciplina per andare avanti. Sousa insiste molto su questi due elementi che servono ad arrivare alla sua parola chiave: unità. Unità di intenti, di visione, di predisposizione. Il tecnico di Viseu porta l'esempio di un banco di pesci che, insieme, sembra più grande e allontana i predatori. «Attraverso l'unità si lavora non per l'obiettivo individuale ma per quello comune, e insieme si diventa più forti».
In chiusura il "maestro" Sousa mostra una dicotomia da ricordare
Nell'ultima parte della conferenza, il portoghese mostra agli studenti una lavagna su cui sono posti termini positivi da un lato (identificati dall'abbondanza) e termini negativi dall'altro (identificati dalla scarsità), con in mezzo un "fiume" che viene attraversato e che ci porta da una sponda all'altra. Mister Sousa, da buon maestro, ricorda quanto sia importante cercare quei passaggi da un lato all'altro, e che anche a partire da condizioni negative si possa trovare la via per il miglioramento. Infine, Sousa porta delle frasi che fanno riflettere i giovani tifosi, sull'importanza del tempo, dell'attitudine, dei rapporti. La conferenza finisce così, con una grande partecipazione e i ragazzi e le ragazze del liceo scientifico Francesco Severi che rispondono in maniera davvero egregia a un bellissimo evento di crescita collettiva. E così, alla fine, tutti in piedi per mister (o maestro?) Sousa.