Avellino

“Ancora una volta, il Garante campano delle persone sottoposte a misura restrittiva della libertà personale, Samuele Ciambriello, ridimensiona e sottostima i veri problemi che si verificano nelle carceri della regione per alimentare una fantasiosa realtà che lui vive solo sui giornali, nella comodità del suoi ufficio al Centro direzionale di Napoli, dove il carcere lo vede, sì, ma dalla finestra… se questi sono gli ‘esperti’ delle carceri, che per altro realizzano pubblicazioni auto celebrative con i soldi pubblici, vorremmo dire alle Autorità politiche campane di ascoltare anche i tecnici che il carcere lo vivono in prima persona H24, come gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria, e non solo i teorici che lo vivono al mattino dopo colazione e il pomeriggio dopo il the…”.

Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, commentando alcune dichiarazioni del garante dei detenuti Samuele Ciambriello sui gravi fatti accaduti nel carcere di Avellino, con reclusi in forte agitazione da settimane, quando alcuni detenuti hanno preso possesso di una Sezione detenuti, quella dei “comuni”.

E’ infatti dura la replica del leader del SAPPE alle parole di Ciambriello: “Per lui, nelle carceri campane non succede mai nulla, sarebbero tutte “ragazzate”. Non vede le risse, i ferimenti e le risse in cui spessissimo a subire è il personale di Polizia Penitenziaria; non vede i droni che sorvolano e tentano di portare droga ed altro o i suicidi sventati dagli Agenti. Lui chiede “figure sociali (a Bellizzi non c’è uno psichiatra) capaci di ascoltare, dialogare e capire le problematiche quotidiane che si vivono dietro le sbarre”,  facendo finta di non sapere che, quand’anche ci fossero, spesso alla sera e alla notte sono proprio i poliziotti penitenziari a svolgere questa importante funzione sociale”. 

Per Capece, “c’è nella Regione Campania una sovraesposizione mediatica del ruolo del garante dei detenuti, Ciambriello, francamente inconcepibile. Ci sembra abbia addirittura offuscato il ruolo dell’Amministrazione Penitenziaria campana sulle tematiche delle carceri e dell’esecuzione penale. Parla sempre e solo di detenuti, chiaramente contro la Polizia Penitenziaria, cosa che il garante sta facendo sistematicamente. Altro che figura di garanzia: Ciambriello rappresenta una sola parte del mondo della giustizia, ossia i detenuti, quelli che sono in carcere per avere commesso reati”.

“Ciambriello ignora o finge di ignorare”, conclude “il duro e difficile lavoro del poliziotto penitenziario, svolto da donne e uomini che pressoché quotidianamente hanno a che fare con detenuti che mettono a repentaglio l’ordine e la sicurezza della sezione detentiva, che si confrontano a detenuti con in mano una o più lamette intrise di sangue, o con una padella piena di olio bollente tra le mani pronta per essere buttata in faccia all’operatore, o con un piede di tavolino in mano pronto ad essere scagliato contro un poliziotto: gravi eventi che accadono anche quando lui è nella tranquillità serale o notturna di casa o quando, in ufficio, è alla finestra a cercare i droni che sorvolano le carceri…”.