Salerno

Non è Paulo Sousa che ha gridato "Bravi! Bravi! Bravi!" negli spogliatoi a fine partita (dopo l'1-0 contro l'Atalanta che sa di salvezza). O meglio, l'avrà fatto anche lui, certo, sotto il diluvio di un sabato pomeriggio. "Bravi tutti", l'avrà detto in campo e ribadito certamente in conferenza stampa. Ma "Bravi! Bravi! Bravi!" è il triplice urlo liberatorio di un autentico campione per doti tecniche e qualità umane: Antonio Candreva. È lui, l'uomo del destino della Salernitana, autentico colpaccio del mercato estivo del direttore Morgan De Sanctis, che a fine partita e rientrato negli spogliatoi viene festeggiato dal coro di tutta la squadra e lui, di risposta, non canta per sé. Ma grida, a squarciagola, "Bravi! Bravi! Bravi!".

È l'essenza e l'esemplificazione di cosa significa mettere il gruppo al di sopra di ogni individualismo, anche quando le condizioni e le gesta compiute potrebbero regalare al singolo quel momento di gloria. Ma per Candreva no. Antonio Candreva si prende l'abbraccio di tutti i compagni perché lui, in primis, abbraccia tutti, li incita, li sostiene. È il veterano che dice ai ragazzi di alzare la testa e di crederci e lottare fino alla fine (e i suoi gol arrivati nei finali contro Inter e Atalanta sono la dimostrazione che è il primo a dare il buon esempio).

L'importanza tattica di un giovane 36enne

Non è un caso che quando Candreva è in campo la squadra gira meglio, sia per le sue qualità - facendo un lavoro estremamente prezioso nel raccordo tra i reparti - sia per la sua leadership sui compagni. E questo senza nulla togliere ad altri grandi dello spogliatoio come possono essere Mazzocchi o Gyomber. Il 36enne romano sta vivendo una seconda (se non terza) giovinezza, sfidando con il sorriso e il duro lavoro la carta d'identità. Gli anni passano, ma non la voglia di far esultare i tifosi, di sentire il rumore del pallone che si spegne nel fondo della rete. E quando sente partire quei cori dai suoi compagni di squadra, Antonio è sia un padre (o fratello maggiore, fate vobis) orgoglioso, sia un ragazzino che scopre per la prima volta l'emozione della vittoria, della conquista. 

Candreva può trasmettere quel "carattere vincente" di cui parla mister Sousa

A salvezza ormai raggiunta e pensando già alla prossima stagione, si può affermare senza troppi dubbi che Antonio Candreva potrebbe rappresentare un tassello fondamentale di raccordo tra l'allenatore e la squadra. Paulo Sousa ha già espresso il desiderio di avere una rosa il più competitiva possibile, che possa fare punti con tutti, sia in casa che in trasferta. Prescindere dall'esperienza, dalle qualità e dal carattere di Candreva sembra, quindi, inverosimile. Perché quella garra (termine sudamericano tanto apprezzato anche in Italia) va trasmessa e insegnata. Deve entrare nei geni della Bersagliera. E lui, Antonio, di carattere (vincente) ne ha da vendere. Per questo è tutta Salerno ad urlargli "Bravo! Bravo! Bravo!" Per questo successo e per gli altri che verranno, insieme a una squadra diventata gruppo vero. Perché questa Salernitana cresce, e non si pone limiti.