Per chi non l'aveva mai fatta, come il presidente dell'Ordine degli avvocati, Stefania Pavone, è stata “una esperienza importante, un viaggio nei percorsi individuali, fatti di dolore e solitudine, dei detenuti: un mondo sommerso, conosciuto da pochi". Non è stata invece una novità per Simona Barbone, al vertice della Camera penale di Benevento, visitare le carceri: “Momenti che toccano la nostra sensibilità di giuristi e persone”.
Sono state loro ed il presidente della Camera penale di Nola, Vincenzo Laudanno, che ha ricordato come il “tema delle condizioni delle carceri sia molto caro” agli organismi che rappresentano i penalisti, ad aprire l'appuntamento di questo pomeriggio al Museo del Sannio. Tappa sannita, con le visite a Benevento ed Airola, di una iniziativa, “Il viaggio della speranza: visitare i carcerati”, che fino al 13 maggio riguarderà le strutture campane.
Un incontro che ha fatto registrare pochissime presenze tra gli avvocati, al quale hanno partecipato Riccardo Polidoro, co-responsabile dell'Osservatorio nazionale carcere dell'Unione Camere penali, Samuele Ciambriello, garante campano dei detenuti, Gianfranco Marcello, direttore della casa circondariale di Benevento, Rita Bernardini e Sergio D'Elia, presidente e segretario dell'associazione 'Nessuno tocchi Caino', Giovanna Perna, responsabile per la Campania dell'Osservatorio carcere Ucpi, Alessandro Gargiulo, presidente del Movimento forense Napoli e coordinatore nazionale del Movimento.
In tutti la consapevolezza di essere “un'estrema minoranza del nostro Paese che vuole occuparsi di un argomento, l'esecuzione penale, che la politica allontana costantemente, con il rischio di essere additati, se ci si occupa di condannati per mafia, come loro amici, anche se parliamo di un diritto, quello alla speranza, sancito dalla Corte europea per i diritti dell'uomo e dalla Corte costituzionale”.
L'attenzione è per “gli sfigati nati nelle zone più povere economicamente e culturalmente, per chi ha problemi di tossicodipendenza e di salute mentale. Reclusi in un carcere che è visto come una discarica sociale”. Una realtà restituita dai numeri: “Ad Airola ci sono 24 giovani: 7 da 14 a 17 anni, 11 da 18 a 20 anni, 6 da 21 a 25 anni. Dodici sono iscritti alla V elementare, 8 alla scuola media, ma frequentano solo in 4”. Il nervo scoperto sono le “criticità nell'assistenza sanitaria, mancano medici e psichiatri, l'Asl ha assicurato un concorso per 2 dottori ad Airola e 8 a Benevento”. Un carcere, quello di contrada Capodimonte, che è “al di sopra della media grazie alla disponibilità della dirigenza, degli educatori e della polizia penitenziaria”.
Tremende le cifre riportate sul costo di “una telefonata nel carcere di Airola (“Pagano 3 euro e 20 centesimi per 20 minuti”), “di biscotti, acqua e shampoo, con prezzi superiori a quelli esterni”. Dati ai quali fa da contraltare la “risposta incoraggiante del territorio, che ha accolto otto giovani che ogni giorno vanno a lavorare”.
Sullo sfondo “il disinteresse dei governi che si sono succeduti dal 2018 e anche dell'attuale rispetto all'attuazione delle indicazioni che nel 2013 erano contenute nella condanna inflitta all'Italia per il trattamento dei detenuti”. La conclusione: “Il male più grande è il sovraffollamento, poi il mancato rispetto dei principi costituzionali e la totale assenza di visita delle carceri da parte della magistratura di sorveglianza”. Quella competente anche sugli “sfigati”.