Salerno

Walter Sabatini è a Salerno per presentare il suo ultimo libro, "Il mio calcio furioso e solitario". Si tratta di un libro autobiografico e sullo sfondo c'è sempre il calcio, perché, spiega Sabatini, "è stata la mia vita. Naturalmente ci sono le mie esperienze calcistiche comprese Roma e Salernitana".

Salerno: una tappa decisiva

E su cosa abbia rappresentato la sua tappa a Salerno, l'ex direttore sportivo dei granata torna a usare parole al miele. "Mi ha rigenerato, mi ha dato fiducia, gioia, orgoglio. Sono uscito da quell'esperienza con un orgoglio smisurato per l'amore della gente. Me ne sono andato, pur con l'amarezza, ma con l'orgoglio della felicità della gente di Salerno. La porto sempre con me". Poi la discussione con Iervolino, perché "il calcio è fatto così" e fa mea culpa, assumendosi tutte le responsabilità. "Avrei potuto evitare lo scontro ma non l'ho fatto. Abbandonare Salerno è stato davvero un dolore" e ricorda anche quei folli giorni, tra epica, mistica ed etica del lavoro, in cui la Salernitana compì il miracolo. 

Una salvezza in cui ci ha creduto per davvero dopo la vittoria in extremis a Udine grazie al gol all'ultimo minuto di Simone Verdi, e quel rush finale contro Cagliari, Empoli e nuovamente Udinese. "Sono state tappe incredibili dal punto di vista emotivo, che mi hanno arricchito umanamente".

L'analisi dell'ex direttore sportivo su Federico Bonazzoli.

Interpellato sul derby campano più atteso di sempre, fa sapere di non essere interessato alle polemiche fuori dal campo. Però, Sabatini si aspetta un grande derby. "Il Napoli deve vincere per lo scudetto, mentre la Salernitana non farà la vittima sacrificale, perché non è fatta per questo, non è nelle corde di questa squadra. La Salernitana giocherà in modo virile e mi godrò la partita dal primo all'ultimo minuto". 

E su uno dei suoi talenti prediletti, ricorda che "Bonazzoli è un talento che va blandito, accompagnato. Non può essere lasciato al suo destino perché è un ragazzo che tende a perdersi. È un po' fragile caratterialmente ma è un grande calciatore che può giocare ovunque, in qualsiasi grande squadra. Io lo seguivo come un bambino, anche nelle reazioni un po' inopportune, ogni tanto va frustato. Così come è stato con Verdi, che l'ho coccolato dalla panchina e ogni volta che transitava davanti lo insultavo (benevolmente). C'è bisogno che il loro livello di attenzione sia sempre alto. Immagino che se il rendimento di Federico non è stato quello dell'anno scorso sarà legato al fatto che qualcosa non ha funzionato".

E infine, alla domanda se tornerà a vestire i panni del direttore sportivo, Sabatini non ha dubbi. "Io sono un uomo di calcio e non posso rinunciare a un brandello della mia vita. Certo che tornerò".