Giada Franco è una delle grandi protagoniste dell’ultimo quadriennio azzurro. L’Italrugby ha preso parte al suo secondo Mondiale consecutivo e ha raggiunto addirittura i quarti di finale. La ragazza di Salerno ha vinto due volte il premio di miglior giocatrice e grazie a quelle prestazioni è arrivata motivatissima al Sei Nazioni 2023. La strada della squadra di Raineri, neo tecnico dopo la fine del ciclo di Di Giandomenico, non è stata semplice con una partenza in salita con Francia e Inghilterra, Nazionali che attualmente sono superiori alle azzurre. E’ arrivata però la bella vittoria sull’Irlanda che non veniva battuta dal 2019. In Scozia, invece, è arrivato un ko che brucia. Proprio di questo match giada Franco ha parlato attraverso i canali federali.
“C’è molta frustrazione, direi. Non sono sorpresa perché ci aspettavamo una Scozia così e sappiamo quanto sia migliorata negli ultimi anni, soprattutto in casa. Certo, sapevamo di poterla vincere ed eravamo consapevoli che fosse una sfida alla nostra portata. Abbiamo commesso troppi errori, a volte anche banali, ma di certo non le abbiamo sottovalutate. Non abbiamo stravolto il nostro gioco, per cui non ci sono chissà quali elementi nuovi, ma sicuramente c’è stato un cambiamento. Ci stiamo mettendo in gioco, stiamo provando delle cose nuove e dobbiamo quindi essere ancora più attente ai dettagli. Anche l’aspetto mentale ovviamente c’entra: siamo da sempre una squadra molto influenzabile, sia in positivo che in negativo, che tende a farsi condizionare dagli eventi. Se la squadra gioca bene, anche la singola giocatrice fa bene, se invece qualcuna è un po’ più sottotono tendiamo ad adattarci a questo e non riusciamo sempre a dare il meglio di noi”.
Il bilancio è chiaro: “In termini di risultati il bilancio non è positivo: al di là di Inghilterra e Francia che sono sempre partite particolari, abbiamo portato a casa la vittoria con l’Irlanda ma senza prendere un bonus che era alla nostra portata e abbiamo perso con la Scozia. Ci sono però delle cose che vanno oltre il risultato e che dall’esterno non si vedono: la ricostruzione di una squadra, un nuovo ciclo, il ricambio generazionale. E poi non bisogna dimenticare che il Sei Nazioni post-Mondiale è sempre molto particolare. Sono molto fiduciosa per il futuro e so quanto possiamo fare bene, anche se per quanto riguarda i risultati non abbiamo ottenuto il massimo”.
Sabato a Parma ultimo match contro il Galles. “È una partita alla nostra portata -spiega Giada Franco- come lo sono state Scozia e Irlanda e come a tratti lo è stata anche la Francia, e lo abbiamo dimostrato in campo. Chiaramente dopo una sconfitta c’è tanta voglia di scendere subito in campo per riprovare a vincere e riscattarsi: vogliamo ottenere un risultato positivo per noi, per la squadra, per lo staff, per i tifosi e le nostre famiglie che ci seguono”.
E sulle sue prestazioni non si nasconde. “Sono abbastanza contenta dello spazio che sto trovando e della forma in cui mi trovo. Giocare 80 minuti quasi tutte le partite mi sta facendo bene e fisicamente va sempre meglio, d’altra parte però non mi sento ancora al 100% e so che posso dare ancora di più, so di poter essere più incisiva in alcuni aspetti del gioco. Come ho detto prima, ci influenziamo abbastanza: quando giochiamo bene tutte è più facile anche per la singola esprimersi bene, vorrei riuscire però a dare il 100% anche quando non giochiamo bene tutte”.
Tra le novità delle ultime partite c’è anche il cambio di ruolo da flanker a numero 8. “Sicuramente il numero 8 ha più responsabilità, in particolare sulle fasi statiche è molto più coinvolto nelle scelte, come quando bisogna giocare il pallone fuori dalla mischia. Personalmente non mi crea particolari problemi perché anche a Colorno gioco spesso numero 8, anche se ovviamente qui si parla di un livello internazionale, e mi alleno molto anche in questo ruolo. Le differenze principali sono in alcuni movimenti: da numero 8 magari devo dare più copertura dietro, mentre in attacco devo gestire qualche pallone in più rispetto a quando gioco flanker, però non ci sono grandissime differenze nel gioco aperto: nel rugby di oggi sono abilità che vengono richieste a tutte le terze linee, a prescindere dal ruolo”.