Domani, 28 aprile si celebra la giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul Lavoro, in collaborazione con l’organizzazione internazionale del Lavoro (ILO), per porre l’accento sulla necessità di creare una nuova «cultura della sicurezza» al fine di ridurre o prevenire gli incidenti sul lavoro e le malattie professionali che provocano, in media, a livello mondiale, 6.000 morti al giorno.
In Italia nel 2022 i morti in seguito ad una denuncia di infortunio sono stati 1090 (-10,7%), 131 in meno rispetto ai 1221 registrati nel 2021. Mediamente tre persone al giorno perdono la vita mentre stanno espletando la propria attività lavorativa. La Campania non è da meno.
“Anche quest’anno – commenta il presidente di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi – la ricorrenza impone una riflessione sui dati legati ai sinistri, che permangono allarmanti e insostenibili nonostante il lavoro e gli investimenti degli ultimi anni, in particolare proprio nel settore dell’edilizia: è la riprova evidente che troppo spesso alla complicazione del quadro normativo-regolamentare e degli orpelli in capo alle imprese, non corrisponde una effettiva limitazione dei sinistri, con tragedie e morti che, nella maggioranza dei casi, potrebbero essere evitati”.
Le costruzioni, che danno lavoro a 1,3 milioni di addetti e contribuiscono al 9,6% del Pil (dati a cura dell’Ufficio Consulenza statistico attuariale dell’Inai), registrano nel 2021 la crescita degli occupati (+7,7%) ma anche degli incidenti (+17,7%) e delle patologie denunciate (+28,2%)
Dopo il calo del 6,7% del 2020, nel 2021 e nel 2022 gli investimenti nelle costruzioni sono aumentati sensibilmente grazie al riavvio delle attività dopo le restrizioni legate alla pandemia e alle iniziative messe in campo dallo Stato per favorire la ripresa del settore e di tutto l’indotto, con incentivi per interventi di efficientamento energetico, consolidamento statico e riduzione del rischio sismico degli edifici.
Questo rilancio è stato accompagnato da un incremento altrettanto significativo degli infortuni denunciati in edilizia, che nel 2021 sono stati 38.541, in aumento del 17,7% rispetto al 2020.
“L’edilizia si conferma uno dei settori con più rischi per i lavoratori – conclude il presidente Antonio Lombardi, legati proprio alla particolare attività che comporta uno sforzo fisico non indifferente, col trasporto di carichi pesanti, il lavoro in posizioni scomode e la permanenza in piedi a lungo.
Gli sforzi economici e gli investimenti delle imprese per garantire i presidi e gli adempimenti imposti della legge, troppo spesso non si traducono in effettiva sicurezza anche per atteggiamenti superficiali o disattenzioni. Occorre quindi investire di più e meglio sulla formazione e sulla responsabilizzazione, partendo dalle scuole e dagli istituti di formazione”.
Oltre la metà dei casi mortali riguarda la fascia d’età 50-64 anni. Gli infortuni interessano quasi esclusivamente gli uomini (97,4%), che rappresentano la stragrande maggioranza della forza lavoro delle costruzioni. Il 62,8% delle denunce riguarda lavoratori al di sotto dei 50 anni, con la classe 35-49 anni al primo posto. Nel quinquennio si osserva un aumento degli infortuni nelle fasce di età più elevate: gli ultra 49enni passano infatti dal 33,5% del 2017 al 37,2% del 2021.
Più anziani i deceduti: oltre la metà dei casi (56,2%) interessa infatti i lavoratori tra i 50 e i 64 anni e anche la quota degli ultra 64enni non è trascurabile e pari al triplo di quella delle denunce.
Con 196 casi mortali le costruzioni si collocano al secondo posto in valore assoluto dopo il manifatturiero. L’incidenza dei decessi sul totale degli infortuni denunciati nel settore è la più elevata tra tutti i comparti dell’Industria e servizi, a ulteriore conferma della pericolosità delle attività svolte nei cantieri.