Benevento

Tre giorni di astensione dalle udienze, dal 9 all'11 maggio. Li ha indetti la Camera penale di Benevento, di cui è presidente Simona Barbone, in segno di protesta contro una violazione del diritto di difesa e “l'intrusione nell’attività di difesa tecnica” dell'avvocato Natascia Pastore, componente la Giunta della stessa Camera.

Nella delibera, firmata anche dal segretario Nico Salomone, vengono ripercorse le tappe della vicenda, ad iniziare dalla “segnalazione della collega Pastore con comunicazione a mezzo pec del 5.4.2023”, e dai ”doverosi approfondimenti svolti attraverso l’audizione della stessa – con acquisizione di connessa documentazione a sostegno – innanzi alla Giunta di questa Camera Penale”. Un lavoro al termine del quale “si è appreso che, dopo legittima e rituale richiesta documentale presentata dal difensore ai sensi dell’art. 391 quater c.p.p” - riguarda le indagini difensive - . “nell’ambito di un procedimento penale attualmente pendente innanzi al Giudice Monocratico del Tribunale di Benevento”  a carico di un agente della Polfer accusato di appropriazione indebita, “la predetta riceveva invito formale a rendere dichiarazioni, in qualità di persona informata sui fatti, quale difensore di fiducia, in merito ai motivi per i quali aveva inteso esercitare la predetta attività difensiva; che la PG, delegata dal PM, convocava in sede la collega, senza che nemmeno il Pubblico Ministero, come per prassi istituzionale accade, ritenesse opportuno ascoltare direttamente l’avvocato, nota penalista del Foro e professionista di indubbia rettitudine ed esperienza; che il difensore, correttamente, si avvaleva del segreto professionale ai sensi della normativa codicistica vigente e del Codice deontologico forense”.

L'episodio – spiega la Camera penale- “risulta di una gravità assoluta, in quanto mina alle radici il diritto di difesa come costituzionalmente garantito, nella sua inviolabilità e intangibilità, finendo per delegittimare l’esercizio stesso della funzione difensiva; Non v’è alcuna norma che possa consentire una tale intrusione nell’attività di difesa tecnica, dal momento che è oggettivamente grave e preoccupante che un avvocato venga convocato per “rendere conto” dello svolgimento della propria legittima attività difensiva, a meno che non si vogliano compromettere in via definitiva le prerogative della difesa, come tutelate dall’art. 24 della Costituzione”.

E ancora: “E' necessario scongiurare qualsiasi tentativo di delegittimare il ruolo e la funzione della difesa, che si realizzi anche attraverso atteggiamenti illegittimamente invasivi, come quello che si è concretizzato nell’invito al difensore a rendere “giustificazione” delle proprie scelte difensive, a detrimento altresì del rapporto ‘sacro’, inviolabile e riservato con il proprio assistito”. A parere dei penalisti,; “l’episodio si iscrive in un più generale contesto di progressiva marginalizzazione del ruolo del difensore, delle funzioni costituzionali che esercita e delle garanzie procedurali e processuali, che suo tramite, vanno riconosciute al vanno riconosciute al proprio assistito, denunziata sempre più spesso dagli iscritti alla nostra Camera Penale”.

La conclusione: “Le evidenze appena rassegnate rappresentano motivo di grande allarme per la reputazione della giurisdizione, che, è bene ricordarlo, rappresenta un’ineludibile garanzia per il cittadino, che ha diritto ad una difesa piena, effettiva e irrinunciabile, nel rispetto dei principi fondamentali della presunzione d’innocenza e del giusto processo; che l’Unione delle Camere Penali Italiane ha fatto della salvaguardia del diritto di difesa dell’indagato e dell’imputato, della sua libera esplicazione e delle connesse garanzie procedimentali e processuali, una battaglia che le singole camere penali territoriali convintamente sostengono”.

Perchè “solo un leale dibattito tra accusa e difesa nell’aula di giustizia, innanzi al Giudice naturale, terzo e imparziale, può garantire che l’atto in sé drammatico e tremendo della eventuale comminatoria di una pena non venga percepito come un’ingiustizia, e che il processo stesso, già di per sé, sovente, una “sanzione” per colui o colei che deve affrontarlo, non si trasformi in una “giungla” senza regole”. Dunque, “è matura la stagione per richiamare la Magistratura requirente e giudicante, l’Avvocatura tutta e la pubblica opinione alla condivisione dei principi innanzi illustrati, sui quali si crede non si possa minimamente transigere da parte di alcun operatore del diritto”.

SOLIDARIETA' DELL'ANF ALL'AVVOCATO PASTORE

 

"L’Associazione Nazionale Forense - Sede di Benevento esprime solidarietà e vicinanza alla collega 
del Foro di Benevento, avv. Natascia Pastore, per l’increscioso episodio occorsole nell’espletamento 
della sua libera attività difensiva.
Quanto accadutole richiama l’attenzione di tutti al dovuto rispetto nei confronti dell’Avvocatura 
che, di fronte ad un simile episodio, di palese compressione del diritto di difesa, non puo’ tacere.
Bene ha fatto, dunque, la Camera Penale, a proclamare tre giorni di astensione dalle udienze dal 9 
all’11 Maggio 2023.
ANF ritiene che l’avvocatura tutta, nelle sue componenti istituzionali e associative, nel rispetto di 
ruoli e funzioni, dovrà farsi promotrice di una manifestazione di protesta unitaria contro i 
comportamenti e le ingerenze nell’espletamento dell’attività difensiva, costituzionalmente 
garantita a tutela dei diritti.
Diversamente, il silenzio sociale e istituzionale finirebbe per prestare il fianco ad una grave 
delegittimazione dell’esercizio della stessa funzione difensiva, che l’avvocato deve poter svolgere 
senza condizionamenti e limitazioni.
L’art. 24 della Costituzione garantisce l’inviolabilità e l’universalità del diritto di difesa, quale cardine 
di ogni sistema democratico, ed è espressione della supremazia del diritto, finalizzata ad evitare 
ogni forma di arbitrio".