Napoli

Venerdì 21 aprile, alle ore 15:00, presso l'aula Arengario del Tribunale di Napoli si svolge il progetto 'Percorsi di legalità' organizzato dalla Giunta Sezionale Anm di Napoli, presso la Corte di Appello di Napoli, per la diffusione della cultura della legalità tra i giovani studenti.
Il progetto si articola attraverso la messa in scena di un processo simulato che vede solo ed unicamente gli studenti come protagonisti in tutti i ruoli possibili - giudici, avvocati, imputati - ed è frutto della collaborazione di magistrati della sottosezione di Torre Annunziata e degli studenti del liceo classico Plinio Seniore di Castellammare di Stabia.    

Un processo ispirato alla storia tratta dal libro dell'Ardone e ambientato in Sicilia

Il processo si ispira alla storia tratta dal libro "Oliva Denaro" della scrittrice napoletana Viola Ardone e racconta di Oliva Denaro che, quando il tacito sistema di oppressione femminile in cui vive la costringe ad accettare un abuso (stupro e conseguente matrimonio riparatore),  si ribella e oppone il proprio diritto di scelta, pagando il prezzo di quel no.
Il tema è quello della violenza contro le donne, del ruolo delle donne nella società e della necessità che il diritto si adegui prontamente al mutare dei valori sociali e culturali.

L'Ardone, già autrice dell’acclamato “Il treno dei bambini”,  descrive  una Sicilia rurale dei primi anni Sessanta dove alle donne è chiesto di restare “onorate” fino alle nozze. Oliva bambina va bene a scuola, è la preferita della maestra. “A me piaceva il vocabolario: c’erano dentro tanti termini sconosciuti che servono a formulare quei pensieri che uno ha in mente, ma non sa spiegare”, spiegherà da adulta. Quando arriva il ciclo mestruale, viene costretta a lasciare gli studi e gli amici e a rinunciare a quasi ogni attività all’esterno della casa.

Ma un pomeriggio d’estate Oliva viene rapita, nascosta in un casolare per giorni e infine stuprata da Pino Paternò, il figlio dello strozzino, potentissimo in paese, con cui aveva ballato una sera in piazza. Riducendola a oggetto di violenza, Paternò conquista sulla carta il diritto di poterla sposare, come consente in quegli anni il matrimonio che ripara l’onore. Ma, aiutata da una rete di donne che le apre gli occhi e dalla famiglia che davanti allo stupro ha il coraggio di schierarsi dalla sua parte, decide di dire “no”.