Tre condanne e due assoluzioni sono state decise dal giudice Roberto Nuzzo al termine del processo a carico delle cinque persone di Benevento accusate di favoreggiamento della latitanza di Saverio Sparandeo, ora 61enne. In particolare: 4 mesi a P.D.P. (avvocato Fabio Russo), 38 anni, 3 mesi a P. A., 51 mesi, e A.V., 49 anni – difesi dall'avvocato Angelo Leone. Per tutti pena sospesa. Assolte invece, per non aver commesso il fatto, M.D.P., 42 anni, e C.S., 32 anni, assistite dall'avvocato Antonio Leone.
I fatti risalivano alla sera del 30 luglio del 2016, quando i carabinieri avevano fatto irruzione in una abitazione alla contrada Iannassi di San Nicola Manfredi, trovando più persone che stavano cenando: tra loro c'era Saverio Sparandeo, che da quattro mesi aveva fatto perdere le sue tracce. I militari gli avevano notificato un provvedimento del Tribunale di Benevento di aggravamento della misura: dai domiciliari in una comunità in provincia di Taranto, nella quale si trovava dopo essere stato coinvolto in una indagine della Dda per estorsione, e in cui non era più rientrato dopo un permesso. al carcere.
Oltre al suo arresto, erano scattati quelli di due commensali e la denuncia degli altri, tutti per favoreggiamento. Un'accusa contestata a vario titolo, prospettata per aver ospitato Sparandeo all'interno di un garage di pertinenza della casa, fornendogli cibo e vestiario. Un locale nel quale era stato ricavato un bagno ed erano stati rinvenuti un letto, un frigo con alimenti, una botola, saldata, e un interfono collegato con il piano superiore.
Come si ricorderà, i carabinieri avevano arrestato A., proprietario dell'abitazione, e D.P., entrambi finiti ai domiciliari -, poi erano tornati n libertà -. Mentre D.P. era rimasto in silenzio dinanzi al gip, A. aveva respinto l'addebito, fornendo la sua versione.
Dopo aver sostenuto di non aver mai visto né conosciuto l'uomo che quella sera gli era stato presentato come “Saverio” e basta, A. aveva ricostruito le ore precedenti. Iniziando dal 26 luglio, quando, rientrato dopo una vacanza di una settimana, aveva incrociato D.P., che gli aveva chiesto, ottenendola, la disponibilità di quel locale perchè lui era stato sfrattato. L'allora 44enne aveva ricordato che nello stesso giorno, complice la pioggia, il box si era allagato; per questo, ma il mercoledì, con l'aiuto di una donna, aveva provveduto alle pulizie. Giovedì, infine, l'arrivo di D.P.. Il racconto era poi scivolato fino a venerdì sera. A. aveva affermato di essere andato a cena in un ristorante della zona e di essersi imbattuto in D.P. che, per ringraziarlo della cortesia ricevuta, lo aveva invitato a raggiungerlo nella sua nuova dimora per mangiare qualcosa in compagnia. Lui lo aveva fatto dopo aver consumato un antipasto. Una volta a casa, si era trovato di fronte alcune persone, compreso “tal Saverio” che, aveva ripetuto, non aveva mai visto o conosciuto prima di allora. Tutti a tavola, poi, all'improvviso, il blitz dei militari.