Invasione di cinghiali anche a Zungoli e in alcune contrade a nord di Ariano. Una situazione che purtroppo sta investendo gran parte del territorio.Il primo grido d'allarme per coltivazioni e sicurezza, igiene e territorio era arrivato dal primo cittadino Frongillo di Montemiletto. Segnalazioni e immagini, di avvistamenti e richieste di aiuto sono poi giunte dai comuni di Chianche, Tufo, Serino e Pietradefusi. Da ogni parte si chiede una soluzione immediata.
Ai danni inferti all'agricoltura si sono aggiunti quelli economici soprattutto alla filiera del tartufo e dei vigneti. I cinghiali hanno fatto razzia di tuberi sull'altopiano del Laceno fino a minacciare anche i territori dove ci sono i vigneti più pregiati. Troppi i danni alle colture e il fenomeno sembra crescere e non arginarsi.
Un’emergenza nota e denunciata da anni. Che la popolazione di cinghiali in Italia abbia raggiunto dimensioni allarmanti è un dato di fatto; che la soluzione sia il suo ridimensionamento è una constatazione che, in questo caso, vede d’accordo anche gli ambientalisti. Ma in gioco vi sarebbero interessi che niente hanno a che vedere con la sicurezza, delle persone e dell’ambiente, e che ruotano intorno alla carne di questo animale. Un solo esempio: Nelle marche ne sono stati censiti 30mila. 10mila abbattuti legalmente all’anno, ma la popolazione resta stabile. L’attività venatoria non è sufficiente rispetto al tasso di produzione. La soluzione indicata da più parti è quella di affidare le catture a chi subisce i danni maggiori, cioè gli agricoltori, che potrebbero trasformare questo problema in una risorsa.
Da Palazzo Santa Lucia intanto disco verde per la modifica del regolamento sull'abbattimento programmato della fauna selvatica. Positivo il tavolo di lavoro tenuto ieri a Napoli dopo l'allarme degli ultimi giorni che ha riguardato molti comuni irpini.
Gianni Vigoroso