Avellino

 

Vent’anni di lavoro, di esperienze, di storie indimenticabili, di successi e di momenti difficili, segnati dall’introduzione di rivoluzionarie innovazioni tecnologiche e di sempre più efficaci terapie farmacologiche.

L’unità senologica dell’azienda ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino si racconta. E lo fa attraverso un’analisi delle diverse componenti che svolgono un ruolo importante nel lungo e difficile percorso di diagnosi e cura del tumore della mammella: dalla prevenzione al supporto psicologico post-chirurgico, dalla riabilitazione funzionale alla ricerca genetica all’impegno delle associazioni di volontariato.

Argomenti che saranno trattati insieme a tanti altri nel corso del convegno “Esperienza ventennale dell’azienda Moscati sul tumore della mammella, best practice e futuro”, che si terrà dopodomani, venerdì 14 aprile, dalle ore 8,30 alle 17,30, presso l’aula magna della Città ospedaliera (primo piano, settore B).

 

All’evento, organizzato dal direttore del dipartimento oncoematologico, Cesare Gridelli, e dal direttore della Breast Unit, Carlo Iannace, parteciperanno specialisti delle diverse discipline medico-chirurgiche ed esponenti delle associazioni territoriali delle donne operate al seno.

Dopo l’apertura dei lavori, affidata al direttore generale dell’azienda Moscati, Renato Pizzuti, interverranno il direttore sanitario, Rosario Lanzetta, il direttore generale e il direttore sanitario dell’Asl Avellino, Mario Ferrante e Maria Concetta Conte, il presidente dell’ordine dei medici della provincia di Avellino, Francesco Sellitto, e il presidente dell’ordine delle professioni infermieristiche, Rocco Cusano.

«In venti anni - evidenzia il primario Iannace - la capacità di curare il tumore della mammella è cresciuta in maniera molto significativa, con una notevole riduzione del tasso di mortalità.

La Breast Unit dell’azienda Moscati ha contribuito ad alimentare questo dato attraverso la presa in carico di migliaia di pazienti, la costante introduzione di nuove linee di attività e la forte volontà di offrire sempre un’assistenza di qualità.

L’esperienza in sala operatoria, in corsia e sul territorio ha confermato il ruolo fondamentale della prevenzione e della diagnosi precoce. E se da un lato sono preoccupato per le conseguenze della pandemia, che ha comportato un lungo periodo di stop a visite di controllo e screening e che ci impone un ulteriore impegno per recuperare il tempo perduto, dall’altro mi conforta la chiara percezione che le giovani donne sono più attente rispetto al passato a prendersi cura di se stesse».