Salerno

Uno dei temi più caldi del momento in casa Salernitana riguarda la notizia relativa all'interesse di Coca-Cola nel brandizzare lo Stadio Arechi. Un processo che consiste nel porre il nome del proprio brand affianco a quello dello stadio. Una pratica sempre più diffusa tanto in Italia come all'estero. Si pensi allo Gewiss Stadium dell'Atalanta, o al Mapei Stadium (legato proprio alla società del presidente Squinzi) e l'Allianz Stadium ("casa" della Juventus").

Iannicelli, focus su stadio come patrimonio collettivo

Peppe Iannicelli, opinionista di Ottochannel nella trasmissione Granatissimi, fa il punto sui costi relativi all'impianto e l'importanza di ragionare in maniera equilibrata sul processo di brandizzazione, considerata la rilevanza pubblica dello stadio. «Ad oggi sono oltre tre milioni e mezzo spesi per quelle spese importanti, per mettere a posto i bagni, luci, accessi. Brandizzare uno stadio porta introiti importanti ma stiamo brandizzando un bene collettivo. Allora bisogna trovare un punto d'equilibrio. Se per esempio Coca-Cola vuole brandizzare l'Arechi per 10 anni, magari con 100 milioni, allora ecco che 50 milioni vanno alla società e altri 50 al Comune, e questi vengono utilizzati per mettere a nuovo le strutture sportive della città. Questo è un patrimonio collettivo».

Sempre Iannicelli ricorda che l«'unico impianto completamente privato è lo Stadium di Torino, voluto fortemente dagli Agnelli. Quando si pensa di impegnare in maniera così importante un bene pubblico, c'è tutta una procedura, una legislazione». E a chi parla del perché si stia pensando solo adesso alla brandizzazione, Iannicelli ricorda che «la Salernitana si sta consolidando oggi come una realtà di Serie A, ed è chiaro che questo faccia parte del percorso».

Il punto di vista del notaio Restaino e l'importanza della convenzione

Indicativo sarà anche il contenuto della convenzione d'uso dello stadio che Comune e Salernitana firmeranno lunedì. Il notaio Luca Restaino precisa come i punti dirimenti saranno prevalentemente due: quelli riguardo la manutenzione straordinaria dell'impianto (a chi spettano) e a chi vanno e come si dividono i proventi legati alla brandizzazione. Nel caso ci dovesse essere una suddivisione degli oneri e della prestazione economica, «ci si siede al tavolo in tre (Brand, Salernitana e Comune). Se, invece, l'accordo si fa unicamente con la Salernitana, allora sarà una partita a due». Restaino ricorda come la nuova convenzione - che sarà firmata questo 17 aprile - tra Comune e società «serva proprio a far disinteressare il Comune dalla gestione del bene, a cambio di introiti garantiti».