Benevento

La cronaca è impietosa. Racconta drammi e tragedie che nessun genitore vuole vivere. Storie di dolore, di ragazzi strappati al futuro da malattie e incidenti terribili, e, soprattutto, di giovani che scelgono di farla finita perchè schiacciati dalla responsabilità e da una condizione psicologica devastante che credono di non poter più fronteggiare se non con un gesto estremo.

Se ne vanno per sempre sotto gli occhi atterriti di madri e padri, non solo i loro. Chiunque abbia avuto in dono un figlio conosce perfettamente la fatica e l'ansia che si provano mentre lo vedi crescere. Desidereresti egoisticamente che restasse sempre un bambino, di proteggerlo; vorresti che non si affacciasse mai ad una realtà piena di insidie, ma è impossibile. E non sarebbe giusto. Perchè ogni essere vivente ha il diritto di coltivare i propri sogni, di inseguirli tra le mille difficoltà che incontrerà inevitabilmente, e che deve imparare in fretta a superare.

E' capitato più o meno a tutti: e allora, quale è la paura? E' legata in tantissimi casi a quegli sguardi che si incrociano e restituiscono inquietudine, all'incapacità di capirne, al di là di un sorriso forzato, la natura. Che succede, ci sono problemi?, è la domanda che quasi sempre incassa una risposta stereotipata. Molto spesso, più gli anni passano, più cresce la resistenza a riconoscere in un genitore l'interlocutore al quale affidare dubbi e tormenti che attraversano chi si sta preparando a salire “sulla giostra dell'esistenza” che corre a velocità folle.

Le prime vertigini saranno inebrianti, poi lasceranno spazio a delusioni e gioie. Da qui la necessità del dialogo senza moralismi e giudizi tagliati con l'accetta, di ascoltare e sforzarsi di comprendere le ragioni, di pronunciare qualche No anche se poi costerà tantissimo in sensi di colpa, di una attenzione costante ad ogni possibile segno di malessere, di disagio dei nostri ragazzi. Per evitare di dover un giorno, che mai ci si augura possa arrivare, gridare al cielo, disperatamente, perchè, perchè?.