«La camorra nel Vallo di Lauro si sta riorganizzando. I segnali di ripresa delle attività criminali sono evidenti e preoccupanti. La strada per debellare il fenomeno resta sempre la stessa, quella della compartecipazione della società civile al cambiamento». Lo ha dichiarato il Procuratore della Repubblica di Avellino, Rosario Cantelmo, che ha incontrato questo pomeriggio a Quindici, nell'ex villa bunker del boss Adriano Graziano, oggi trasformato nel maglificio “CentoQuindici Passi”, i venti giovanissimi volontari impegnati per una settimana nel campo formativo dell'associazione Libera.
Cantelmo è stato chiamato a relazionare sul ruolo assunto in questi anni dalla Magistratura nella lotta alla criminalità organizzata. Nel suo intervento il Procuratore si è soffermato, innanzitutto, su come le mafie stiano cambiando pelle. «La camorra non è più soltanto violenza e morti ammazzati, ma lavora in ambito finanziario per mettere in ginocchio l'economia legale – ha spiegato il capo degli inquirenti irpini - I figli dei boss hanno studiato economia ed oggi puntano all'internazionalizzazione. Non interessa più il business dei rifiuti o degli appalti pubblici. Oggi le mafie si occupano di agroalimentare, di archeomafia, del racket di animali, della macellazione in nero, del traffico di razze in via di estinzione. Se questo è il nemico da combattere, non ci sono margini per la rassegnazione. Ognuno deve fare la propria parte».
Tornando alla vicenda quindicese, Cantelmo si è poi complimentato con i referenti di Libera per l'iniziativa dei campi estivi che «evidenziano come la cittadina di Quindici abbia voglia di rialzare la testa». «Dalla rassegnazione si è passati alla speranza e all'ottimismo – ha aggiunto il Procuratore della Repubblica di Avellino – Dopo le indagini di sistema attraverso le quali lo Stato ha decapitato i clan Cava e Graziano, la gente di Quindici guarda adesso con fiducia al proprio futuro, fermo restando che tanto ancora resta da fare nella lotta alle organizzazioni criminali».
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Rocco Fatibene