Nonostante il perdurare della guerra e i rincari stellari delle materie prime (specie il vetro), dei trasporti (specie intercontinentali) e delle bollette energetiche, l'export di vini italiani tiene. Scendono i volumi specie in GdO, ma salgono sensibilmente i valori dell'export trainato dai fine-wine specie nella ristorazione. Amarone, Barolo e Chianti Classico sono i 're di cuori' delle bottiglie premium, specie in Usa e Cina, ma si assiste anche ad una rinnovata domanda di Prosecco (il 'principe' delle bollicine). È quanto emerge dalla ricerca qualitativa realizzata dall'Osservatorio Edoardo Freddi international sui trend dell'export di vini italiani nel mondo negli anni 2020/2022 e proiezioni 2023 (analisi su dati Istat e Nielsen). Nella classifica dei mercati 2022 si piazzano in pole gli Usa che rappresentano il 15% del totale export a valore, con una crescita del +11% rispetto allo stesso periodo considerato nel 2021. Poi la Germania con il 14% del totale export a valore (+17%) e la Svizzera che rappresenta il 10%, con un +1%. Seguono Canada (9% e +22%), Uk (8% con un +7% sul 2021) e Cina (7% del totale export a valore e una crescita del +60%).
La Campania guadagna addirittura 4 posizioni (era al decimo posto nel 2021): i vini campani aumentano costantemente la loro quota di export negli ultimi anni e si pongono come i futuri protagonisti del Sud Italia, insieme a Puglia e Sicilia. Aglianico, e specie come Taurasi, ma anche Fiano e Falanghina, e non meno il Greco di Tufo si trovano sempre più presenti in tutto il mondo.