Ariano Irpino

Cinque giorni di coma, l’unzione degli infermi, l’attesa snervante, i primi bollettini medici drammatici e la paura da parte di tutti di ricevere da un momento all’altro quella triste notizia, considerate le condizioni disperate che fortunatamente non è mai arrivata.

Una vita appesa ad un filo per Francesco Lops, il carabiniere in servizio alla compagnia di Ariano Irpino, rimasto vittima di un terribile incidente a Flumeri lungo la fondo Valle Ufita, la strada che costeggia lo stabilimento IIA, lo scorso 27 ottobre mentre viaggiava insieme a sua moglie Gianna Giurato in sella ad uno scooterone scontratosi con un’auto.

Due corpi adagiati sull’asfalto uno accanto all’altro, immobili, dopo quel terribile schianto, il loro mezzo frantumato vicino.

I soccorsi rocamboleschi verso l’ospedale Moscati di Avellino in ambulanza per Gianna e in elicottero direttamente sul posto per Francesco tra la disperazione dei colleghi presenti, increduli e impotenti dopo l’accaduto.

A distanza di circa cinque mesi da quel pauroso 27 ottobre 2023 parla “l’uomo più fratturato” di Ariano Irpino, rimesso in piedi dopo un calvario incredibile.

“Non ricordo nulla. Ero convinto che l’elicottero mi avesse soccorso nella pista di Ariano. Il mio cervello ha ricostruito poi pian piano ogni passaggio in base al racconto degli altri. Mi ha toccato profondamente, vedere le immagini di quello che poteva essere in un attimo il mio ultimo giorno di vita. Il primo pensiero è andato ai miei figli. Mi fu data persino l’estrema unzione, date le disperate condizioni di vita. Cinque interminabili giorni di coma. 13 fratture su tutto il corpo.

Un lungo e faticoso percorso

Sono stato subito operato dal primario di ortopedia Antonio Medici, restando ad Avellino fino al 14 novembre. Lo stesso giorno, trasportato al centro Minerva ad Ariano da un’ambulanza della pubblica assistenza Vita. Volontari gentilissimi e dotati di grande umanità, come del resto ogni persona che si è occupata di me e mia moglie. L’iter per entrambi è stato lo stesso. Non ci siamo mai distaccati. Sono stato quindi ricoverato per la fase riabilitativa nella struttura del Minerva. Mia moglie fino al 5 febbraio e io ancora per pochi giorni, fino al prossimo 13 marzo.

Grazie alle fisioterapiste Antonella Luparella che ha operato a secco e Annalisa di Laurenzo in acqua con la idrokinesi, ora sono di nuovo in piedi. Sono state straordinarie. Ma un grazie sincero intendo rivolgerlo a tutto il personale di questa struttura, dal direttore sanitario Alfonso D'ascoli, al caposala Tonino Puzio, medici, infermieri, fisioterapisti ed Oss. Un centro all'avanguardia. Operatori preparati e grande umanità. E’ stata veramente una grande squadra. Senza l’aiuto, la professionalità di ognuna di queste figure sanitarie da Avellino ad Ariano, senza trascurare i primi delicati soccorsi sul luogo dell'incidente, oggi forse avremmo raccontato tutta un’altra storia."

Ha vinto la forza e la determinazione 

Non ho mai mollato, ci sono stati momenti di sconforto che mi hanno portato a chiudermi in me stesso, quando tutto sembrava così difficile. Ma non ho mai perso la speranza e grazie a Dio, oggi sono qui pronto a ricominciare una seconda vita.