Resta da capire se la sua deposizione avverrà in videoconferenza dal carcere del quale è ospite o se sarà tradotto in aula, a Napoli. L'appuntamento è in programma il 17 maggio, quando dinanzi alla Corte di appello comparirà Paolo Messina, 41 anni, di Benevento, imprenditore termoidraulico, condannato in via definitiva nel dicembre del 2020 a 22 anni e 6 mesi, contro i 25 iniziali, per l'omicidio, peraltro confessato, di Antonello Rosiello, 41 anni, anch'egli della città e imprenditore, ma nel settore della pasta, ammazzato a colpi di pistola in via Pisacane, al rione Libertà, nelle prime ore del 25 novembre 2013.
Messina sarà ascoltato nel processo d'appello a carico di Gina Pompea Faraonio (avvocati Dario Vannetiello e Angelo Leone), legale rappresentante della 'Fa.Fa snc', la società che gestiva i locali dell'ex cinema San Marco, assolta in primo grado, perchè il fatto non sussiste, dalle accuse di lesioni colpose ed immissione di fumi dannosi che le erano state contestate nell'indagine sull'intossicazione da monossido di carbonio della quale erano rimasti vittime, il 20 gennaio del 2016, tanti studenti di scuole di Benevento e della provincia che stavano prendendo parte ad un convegno del Festival filosofico del Sannio al quale era stato invitato, come relatore, Massimo Recalcati.
La citazione di Messina è stata decisa dopo l'escussione dell'ingegnere Giovanni Scrima, al quale il gip Maria Ilaria Romano aveva affidato all'epoca, nel corso di un incidente probatorio, l'incarico di una perizia sull'impianto di riscaldamento, eseguita alla presenza dell'ingegnere Roberto Pedicini, consulente della difesa. Messina aveva infatti firmato un certificato, prodotto durante il processo di primo grado, nel quale era stata attestata nel 2016 l'esecuzione di una prova di combustione della caldaia.
Nei confronti di Faraonio erano state prospettate condotte di presunta “negligenza, imprudenza ed imperizia”, per non aver provveduto alla manutenzione ordinaria del sistema caldaia – canna fumaria, il cui malfunzionamento – secondo gli inquirenti -, dovuto “sia alla sua errata installazione in difformità alle leggi e norme vigenti, sia all'accumulo di fuliggine alla base della canna fumaria che aveva ostruito completamente l'imbocco del canale da fumo della stessa, aveva provocato emissioni di monossido di carbonio in concentrazione massima superiore alla soglia pari a 40 ppm, tale da cagionare una intossicazione da monossido”.
Diametralmente opposte le ragioni dei difensori, per i quali si era trattato di un evento non prevedibile o eliminabile da Faraonio, in possesso del certificato antincendio rilasciato nel febbraio 2012, con valenza quinquennale, per un impianto installato dal Comune in precedenza e sottoposto regolarmente a manutenzione.
Sessantasette le parti civili, rappresentate dagli avvocati Vincenzo Regardi, Roberto Pulcino, Alessandro Della Ratta, Pietro Farina, Tonino Biscardi, Vittorio Fucci, Nicola Covino, Pierluigi Pugliese, Mario Cecere, Massimiliano Cornacchione, Elena Cosina, Antonio Laudanna, Nunzia Meccariello, Francesco Iacuzio, Maurizio Giannattasio, Lucio Giuseppe Martino, Mariangela Crisci, Angelo Montella, Teresa Napolitano, Antonella Maffei, Paolo Abbate, Fiorita Luciano, Mario Izzo, Katia Iannotti, Antonio Suppa e Giuseppe Sauchella.
Quanto a Messina, i giudici avevano stabilito che era stato un omicidio volontario e non legittima difesa, la tesi per la quale si era spesa la difesa – l'avvocato Angelo Leone -, che in entrambi i gradi di giudizio aveva chiesto una perizia medico-legale, per superare le opposte valutazioni del consulente della Procura e del proprio.
Arrestato all'epoca dalla Mobile, Messina era tornato in libertà, nel gennaio 2015, per decorrenza dei termini, ma non era stato presente alla lettura del dispositivo della sentenza di primo grado. Era infatti fuggito in Croazia, dove era arrivato dopo un viaggio in moto di 1600 chilometri, e dove la stessa Squadra mobile lo aveva scovato a distanza di ventiquattro giorni (nella foto). A gennaio 2018 la sua estradizione in Italia, l'arresto ed il trasferimento in carcere.