Benevento

Lui 2 anni, lei 1 anno e 4 mesi. Sono le pene, patteggiate e sospese, decise dal giudice Vincenzo Landolfi, rispettivamente, per Rocco Laganaro, 54 anni, residente a Benevento, e la compagna Maddalena Rinaldi, 53 anni - entrambi difesi dall'avvocato Sergio Rando -, coinvolti in una indagine della guardia di finanza, per bancarotta fraudolenta, che nel settembre dello scorso anno era sfociata nell'obbligo di firma e nel divieto per un anno ad esercitare imprese o ricoprire uffici direttivi delle persone giuridiche disposti dal gip Pietro Vinetti a carico di Laganaro.

L'obbligo di firma era stato poi revocato, mentre il divieto è cessato oggi con il patteggiamento. L'inchiesta della guardia di finanza era stata avviata dopo il fallimento, dichiarato dal Tribunale di Benevento nel gennaio del 2021, della società di carpenteria metallica con sede a San Giorgio del Sannio – lui era stato indicato come amministratore di fatto, la convivente come legale rappresentante -, con un passivo accertato pari a circa 1 milione e 100mila euro.

Nel mirino degli inquirenti erano finite presunte “condotte pregiudizievoli per il patrimonio della società e dei suoi creditori”,come “la costituzione di una società di diritto estero per la costruzione di serbatoi di petrolio, gas e benzina in Medio Oriente”: una operazione che avrebbe provocato la “sottrazione alla società fallita di attrezzature e beni aziendali per un valore di circa 300mila euro”.

Durante l'interrogatorio di garanzia Laganaro aveva sostenuto che alla fine del 2013 avevano avuto una commessa in Iraq, per questo era stata costituita una branca della società per la costruzione di serbatoi di petrolio, gas e benzina. Una società alla quale avevano affidato camion ed attrezzature, inviati in Medio Oriente con tanto di bolle doganali e documenti di trasporto.

Un'avventura naufragata con l'arrivo dell'Isis, quando avevano perso tutto. E dal 2014 la ditta non era stata più operativa.Aveva inoltre aggiunto che dal 2022 lavorava come operaio in un'azienda veneta, ed aveva precisato che la ditta sannita non si era inserita nel fallimento di un'altra impresa dalla quale vantava un credito perchè, a sentire il suo legale, altro non era che una scatola vuota.