E' nei giorni grigi di pioggia la prova più dura. Il freddo le stacca la pelle. Il vento ne mette in discussione la risoluta fermezza. Immobile, fiera, da sette anni (sette) lei resiste nel cortiletto tecnico del teatro Gesualdo. Sempre nello stesso posto, come invisibile. Eppure presente, in bella vista.
Pensate: decine di sopralluoghi (sindaco, assessori e tecnici del comune), diverse ditte che si sono succedute per la ripulitura del crinale di vegetazione e il ripristino dell'illuminazione lungo tutto il vialetto.
Tre edizioni di Italia's Got Talent, ognuna delle quali mobilita centinaia di persone, facchini, specializzati di ripresa, registi, aiuti registi, cameramen. Scenografie montate e smontate, alcune per riprendere la felicità di chi ha passato il turno, ma anche le lacrime di chi non ce l'ha fatta. Solo nell'ultimo mese (e noi parliamno di sette anni, come quelli di Brad Pitt in Tibet) una impresa ha smantellato dall'intonaco pericolante una parete grande come un campo di calcetto, raccogliendo fino all'ultimo detrito e pietruzza caduti per fare bella figura con il talent oggi proprietà della Disney.
Lei, la scarpetta rossa, resiste. Ed è un orgoglio, un simbolo. Quando è apparsa la prima volta, c'era ancora Luca Cipriano a presiedere il consiglio di amministrazione e il teatro Gesualdo viaggiava come un treno dell'alta velocità, con il cartellone pop della Regione, buono per tutte le stagioni e i palati richiamati dai nomi più che dal Teatro. Poi sono venuti gli anni tumultuosi e il Gesualdo ha vissuto a intermittenza, passando dai monologhi del governatore De Luca, all'arrivo del frou frou Giuseppe Conte, che Avellino ha accolto pensando fosse un leader, invece era solo un calesse senza franchigia: buono neanche a chiedergli un fiorino al passaggio.
Sulle origini di quella scarpetta rossa a metà, in sette anni si sono susseguite storie e leggende. Alcune tristi, riguardo un amore al tramonto inseguito senza fortuna. Altre riassunte da corse a perdifiato, di quella effimera felicità che ti svolta in una mattinata di primavera sottratta ai sortilegi dell'istruzione. La risposta, come diceva qualcuno, è nascosta nel vento e chissà quale sia la vera storia.
Da testimoni, pure noi continuiamo a chiederci per quanti anni ancora potrà resistere e per quante volte un uomo potrà girare la testa assecondando questo piccolo miracolo.
Interrogativi senza fastidio. Perché uno sa che ogni scarpa diventa scarpone e alla fine, come per una vecchia amica, facciamo il tifo perché resti finché ne ha piacere.