Ho grande rispetto per opinionisti, tifosi, giornalisti, finti amici, palesi nemici, enunciatori di catastrofi o di vittorie, festeggiatori e sbandieratori prima del tempo, assertori di verità apodittiche - lo scudetto del Napoli pare (ahimè) essere rientrato (non si sa perchè) in questa categoria - e (perfino) per i cantori di gesta (da venire) che manco l'Ariosto, però ora è tempo di guardarsi negli occhi e dirsi che la strada, lunga o breve che sia, non è conclusa e che tutti quelli che da qui a fine campionato la squadra partenopea incontrerà lungo il suo cammino avranno il piglio e la "cultura calcistica" (chiamiamola così) della Lazio di venerdì sera.
Se qualcuno aveva immaginato che fosse fatta e che sarebbe stato semplice portare a casa questo terzo scudetto se lo scordi, che la differenza punti con le inseguitrici resti più o meno quella che era oppure che il patrimonio accumulato in classifica con tanto fulgido gioco si vada in qualche modo assottigliando. Sabato sera ci attende una battaglia molto simile a quella appena conclusa, per caratteristiche tecniche e fisiche dell'Atalanta, sagacia tattica e assoluta "cazzimma" del suo tecnico - che pure qualcosa avrà imparato dalla partita persa con la Lazio - e peso psicologico della sconfitta riportata.
Saremo, come spesso accade nella vita, di fronte a un bivio: essere quelli che eravamo ma più imprevedibilmente (e direi anche più allegramente) oppure seguire il corso degli eventi (che altri segneranno) cercando di adattarci alla meglio alle trappole e agli ostacoli che incontreremo. Tutto il gruppo squadra, nessuno escluso, governerà questa scelta, che sarà inevitabilmente fatta di testa come di cuore. Sarri (e purtroppo anche un po' Hysaj) ha avuto la meglio scegliendo di non venirci a prendere alti ma chiudendo le vie di passaggio 30 metri più indietro. Altro che tattica sopraffina. Erano solo oziosi inganni a forma di gabbie, angusti recinti, dove ci siamo mansuetamente infilati per rimanerci. Di fronte a tanto sfacciato ostruzionismo simulato da vigorosa tenzone, in cui perfino i giocatori più tecnici si sono adoprati da infaticabili governatori di mandrie, occorreva la scintilla che non c'è stata, la guida che si è confusa, la stella polare che si è oscurata. Ci saranno nuove opportunità per dimostrare che la sconfitta è solo un incidente di percorso. Che ben vengano.