Napoli

Dopo l'amara sconfitta di misura del Napoli contro l'Inter del 4 gennaio scorso, quella che avrebbe dovuto sancire la fine della favola azzurra e riportare i nostri sognatori di scudetti nel mondo (pare ve ne siano ovunque) con i piedi per terra, la squadra partenopea ha inanellato ben sette vittorie di fila (alla faccia di Bergomi e soci) e si appresta ad affrontare il periodo forse più delicato della sua stagione calcistica. E questo non tanto e non solo per la forza delle formazioni che da qui a breve incontreremo.

Nelle prossime cinque settimane ci attendono, infatti, sette partite, tra le quali spiccano i due turni europei contro l'Eintracht di Francoforte e gli scontri interni (tuttora diretti) contro Lazio, Atalanta e Milan. Peraltro anche Empoli e Torino (sponda granata) di quei giorni saranno tutto tranne che comode passeggiate, vista la bontà delle due squadre e dando per certa la pressione che inevitabilmente monterà tra campionato e coppa.

Conterà per la squadra azzurra riuscire a "isolarsi" dagli sperticati elogi che un po' ad arte e un po' sinceramente le stanno piovendo addosso (come dalle critiche o gli sberleffi che seguirebbero a eventuali intoppi) e conterà lo stato di forma e la tenuta psico-fisica dei giocatori che scenderanno in campo. Ora come non mai. È questo il momento di serrare le fila e andare tutti (tifosi compresi) nella stessa direzione, senza esaltarsi né abbattersi.

Il Napoli, deve aver coscienza della strada fin qui (tanto inaspettatamente) percorsa e, non cedendo mai il passo all'arroganza o alla paura, deve credere nella propria forza ed esercitarla con le armi che partita dopo partita sono diventate sue proprie. A contare sarà il fine, ma il mezzo peserà, e se dovrà passare per l'allinearsi in otto sulla linea di  centrocampo a inizio partita (con una modalità altrettanto simbolica della terrificante danza Maori dei magnifici All Blacks) o per una giocata ardita ma fruttifera, che ben venga, purché non si scada nel vezzo a oltranza o nel compiacimento fine a sé stesso. Contro il Sassuolo abbiamo corso rischi o non finalizzato a dovere azioni proprio per voler essere "belli e impossibili". Non è tempo (credo lo sappiano bene tutti) di orecchiabili "canzonette", ma di tamburi di guerra. Gli imbattibili neozelandesi del rugby mondiale ballano si, ma poi randellano senza pietà.